SOLO GLI AMANTI SOPRAVVIVONO

Mariarosa Mancuso

    Eravamo rimasti freddi davanti all'accoppiata Tom Waits-Roberto Benigni in “Daunbailò”, non certo per colpa del musicista. Avevamo visto i cortometraggi “Coffee and cigarettes”, divertenti a piccole dosi (un po' meno nella collezione completa). Ci eravamo divertiti con “Broken Flowers”. Più che altro per la presenza di Bill Murray, incantevole quando torna da sue quattro ex fidanzate – tra cui Sharon Stone - per risolvere il mistero: una lettera anonima su carta rosa gli ha annunciato l'esistenza di un figlio quasi ventenne. Jim Jarmusch non era tra i nostri registi preferiti (di solito chi lo ama tanto ama tanto anche John Fante, dobbiamo confessare che neppure Arturo Bandini è tra i nostri prediletti). Fino ai vampiri di questo film. Tilda Swinton e Tom Hiddleston sono belli, sexy, elegantissimi, innamorati dopo secoli di matrimonio, splendidi conversatori e grandi lettori. La prima idea geniale è stata accoppiarli. Lei in gara con David Bowie per la parte della donna “che cadde sulla terra”. Lui che già in “Thor” di Kenneth Branagh aveva un cappottone da dandy, i capelli lunghi e uno sguardo che nel fumetto della Marvel non avevamo notato. Joss Whedon in “The Avengers” aveva fatto un altro passetto avanti, e da lì al vampiro è un attimo. Gli sposi vampiri vivono uno a Detroit, dove Adam colleziona vecchie chitarre e vinili, e l'altra a Tangeri, dove Eve passeggia nei bar con Christopher Marlowe (l'attore è John Hurt, da secoli si lamenta perché Shakespeare gli ha rubato i drammi ed è diventato famoso al posto suo). Lei ha anche una sorella: Mia Wasikowska che decisamente preferiamo pallida tra i velluti, non abbronzata in cotonina a fiori tra i cammelli di “Tracks”. Il ricongiungimento familiare nella casa di Detroit crea qualche problema, con la cognata mina vagante. Mancano i deliziosi ghiaccioli sanguigni con cui Eve si rinfrescava a Tangeri, restano le fabbriche dismesse da visitare e i fan che stanno sotto casa di notte per sentire la musica appena composta (altre rivendicazioni “Ho dato un preludo a Chopin”). Noi umani per loro siamo “zombie”. Non per rendere omaggio a “The Walking Dead”. Perché non sappiamo godere le grandi cose della vita. Le piccole cose della vita hanno stancato noi, figuriamoci se i vampiri con secoli di esperienza (e di noia) cascano nella trappola.