
MAPS TO THE STARS
Vi diranno che somiglia a “The Canyons” di Paul Schrader, visto all'ultima mostra di Venezia. Gli somiglia, sicuro. Come somiglia ad altre decine di film su Hollywwod e i suoi vizi, che certo non son cominciati oggi, basta leggere “Hollywood Babilonia” di Kenneth Anger (esce da Adelphi, illustrato con fotografie in stile “Cronaca vera”). E che speriamo non finiranno domani: una Tinseltown senza scandali, vizi, aspiranti attori e sceneggiatori che fanno i camerieri per campare, minacce, rovesci di fortuna, guru dalla parlata suadente e agenti doppiogiochisti sarebbe letale. “The Canyons” era molto ben scritto da Bret Easton Ellis, Lindsay Lohan e il pornoattore James Deen recitavano così male che lo spettatore non riusciva a staccare gli occhi, finendo per restare incantato. “Maps to the stars” è tratto da un romanzo di Bruce Wagner (nel 2006 Dalai aveva pubblicato “Il palazzo dei crisantemi”, altra storia di figli d'arte indecisi se godere del privilegio o distruggersi la vita), e vanta una grandiosa Julianne Moore. Nel film si chiama Havana Segrand, è figlia di una diva morta giovane in un incendio, sente arrivare la sua “data di scadenza” come attrice (così scrive un critico americano a proposito di Monica Bellucci, presentatrice del reality show etrusco in “Le meraviglie” di Alice Rohrwacher). Per un bel ruolo – anche uno così così - potrebbe uccidere, non è un modo di dire. Le sue conversazioni con l'agente, le sue isterie, le sue sedute con il guru-massaggiatore John Cusack che cerca di strizzarle fuori – letteralmente – l'ossessione della madre dalle carni sono strepitose. Il figlio del guru è una star tredicenne nella serie “Bad Babysitter”, e come Drew Barrymore a quell'età ha già problemi con l'alcol e una varietà di pasticche (“l'inferno è un luogo senza droghe”, ora lo sapete). Havana ha bisogno di un' assistente – la precedente è stata licenziata perché rubava vicodin, sospettiamo per portarlo a Hugh Laurie sul set di “Dr House”. La scelta cade su Mia Wasikowska: cicatrici da bruciatura sul volto, guanti lunghi come divisa. David Cronenberg non aveva mai girato un film tanto divertente. Temiamo per doppiaggio e adattamento, tante sono le celebrità che appaiono il tempo di una battuta. Ci sono anche i fantasmi, che di solito odiamo e qui non danno fastidio.


Il Foglio sportivo - in corpore sano
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