
L'ESTATE STA FINENDO
Fine settimana al mare, in compagnia non benissimo assortita. C’è il cugino non troppo sveglio: si chiama Guido, è arrivato dal paese a Roma per un concorso, fa il bagno in mutande. C’è Domenico, proprietario della casa a Sabaudia: invita gli amici di nascosto dai genitori, ancora furiosi per una precedente gita finita in un pasticcio di sbronze e soprammobili rotti. Ci sono le sorelle Giulia e Flavia, nell’età dell’incertezza amorosa (i maschi direbbero “stronzaggine”). C’è il ballerino Manuel, che vinto un talent show, e c’è il barricadiero Davide, che non perde occasione per cantare canzoni di protesta e lamentare i danni della tv. Anche un sinistro custode: dall’ultima festa ha cambiato la serratura, aveva una moglie morta in circostanze misteriose. E c’è la casa sulla scogliera. Dal romanzo che Stefano Tummolini ha scritto come sequel del film – “Un’estate fa”, esce da Fazi – sappiamo che l’hanno costruita su progetto di Frank Lloyd Wright: come la casa sulla cascata che fa da sfondo a “Intrigo Internazionale” di Alfred Hitchcock. La singolare accoppiata si deve a un regista che ha molto tradotto – Guillermo Arriaga, John Williams di “Stoner”, Michael Dobbs di “House of Cards” – e che nel 2008 girò il suo primo lungometraggio con un budget da paghetta: mille euro. Servirono più soldi per stampare le copie, dopo la presentazione al Festival di Venezia che fece scattare il passaparola. E per organizzare il viaggio al Sundance film Festival, dove “Un altro pianeta” fu presentato in concorso. “L’estate sta finendo” parte come una commedia, il noir si insinua piano piano. Quando arriva la sinistra frase “L’amicizia finisce a 50 metri sottacqua, quando pensi a salvare la pelle abbandonando il compagno in difficoltà”. A Guido capita un incidente, in apparenza risolto con qualche medicina suggerita dalla studentessa in farmacia. Quando le cose si mettono male, nella combriccola parte lo scaricabarile: colpa tua, no colpa di quell’altro, se tu non lo avessi spinto, se tu ti fossi svegliato di notte quando hai sentito il rumore. Nessuno ci fa una gran figura, e nella melma buonista del cinema italiano è una gran bella sorpresa.


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