BOXTROLLS - LE SCATOLE MAGICHE

Mariarosa Mancuso

Il mondo di sopra e il mondo di sotto. Una fissazione per gli animatori della Laika, casa di produzione che cerca di insinuarsi tra Pixar e Disney (ormai dal punto di vista societario sono la stessa cosa, speriamo mantengano la diversità tra linee di prodotto, dopo il non riuscitissimo esperimento di “Ribelle - The Brave”)

    Il mondo di sopra e il mondo di sotto. Una fissazione per gli animatori della Laika, casa di produzione che cerca di insinuarsi tra Pixar e Disney (ormai dal punto di vista societario sono la stessa cosa, speriamo mantengano la diversità tra linee di prodotto, dopo il non riuscitissimo esperimento di “Ribelle - The Brave”). “Coraline”, nel film con lo stesso titolo tratto dal romanzo di Neil Gaiman, sfuggiva agli occupatissimi genitori e trovava rifugio da una mamma uscita da uno spot per casalinghe anni 60: elegantissima, sempre in cucina e sempre pronta a coccolarti (poi però cercava di cucirti due bottoni al posto degli occhi). Norman, l’eroe ragazzino di “ParaNorman”, vedeva gente morta, più interessante dei vivi. Qui i due animatori promossi registi – passaggio sconsigliabile, cadono anche i direttori della fotografia, gli unici che possono sperare di sopravvivere sono gli sceneggiatori – inventano un mondo vittoriano che adora i formaggi puzzolenti e un sottosuolo di Boxtroll che vivono in una discarica (si chiamano così perché usano le vecchie scatole per vestirsi). Sopra ci sono i ricchi che si dilettano assaggiando brie e gorgonzola, e parlano forbito. Sotto stanno i mostriciattoli che tra di loro parlano, senza sottotitoli: capiamo tutto dalla pantomima. Anche perché la trama non è faticosa da seguire. A Cheesebridge i Boxtrolls hanno una pessima reputazione, ogni bambino dopo il formaggino della sera ha sentito storie spaventose su di loro, e i notabili organizzano ronde per sterminarli. Sentite arrivare la morale dalla favola? Certo che arriva, stagionata a puntino. I Boxtroll hanno cresciuto un orfanello – tanto per non insistere sulle atmosfere dickensiane – che ne ha sperimentato i lati buoni e giocherelloni. Quindi cerca di impedire la strage (pure gli scagnozzi del sindaco, per la verità, qualche dubbio sulla missione cominciano ad averlo). “Coraline” e “ParaNorman” potevano essere seri concorrenti, come lo furono i due “Cattivissimo Me”, usciti da una factory francese. “Boxtrolls” non è all’altezza: i disegni sono francamente bruttini – parlando di epoca vittoriana conviene rivedersi il meraviglioso “Pirati! - Briganti da strapazzo”, con i pupazzetti della premiata ditta Aardman – e i personaggi non riescono a imporsi. Vale per i cattivi, vale per i buoni, vale per la ragazzina dai capelli rossi.