
ITALO
Cani e bambini fanno sempre spettacolo, dicono a Hollywood. A giudicare da questo film, in Italia il detto vale solo per il cagnolone bastardo del titolo, altro record da mettere agli atti.
Cani e bambini fanno sempre spettacolo, dicono a Hollywood. A giudicare da questo film, in Italia il detto vale solo per il cagnolone bastardo del titolo, altro record da mettere agli atti. I bambini in scena parlano con l’italiano dei doppiatori, va un po’ meglio quando usano il dialetto. Gli adulti sono guardabili solo da caratteristi: le comari che strillano, i pensionati che commentano le storie di paese seduti in panchina. Sugli attori protagonisti, conviene stendere un pietoso velo. La maestrina del nord – bionda e forestiera in Sicilia, fa recitare agli alunni il combattimento tra Normanni e Saraceni – annuncia al genitore vedovo del bambino asociale: “Migliora, si sta facendo qualche amico”. Il padre risponde “davvero?” in tono allarmato, neanche gli avessero annunciato una disgrazia. Italo di nome – e di cognome Barocco, per rendere omaggio a Scicli – era un randagio salito agli onori delle cronache per essere diventato nel 2009 la mascotte del paese (non si sa come, riuscì a evitare la deportazione toccata a tutti gli altri per ragioni di ordine pubblico). Andava in chiesa, mangiava gli avanzi di un ristorante, non si perdeva un funerale né un matrimonio né una festa di piazza, andava a prendere i bambini fuori dal scuola, scortava i turisti in visita. Il cane attore si chiama Tomak, complimenti all’addestratore Massimo Perla della MP Dog Star e a Carolina Barile. Siccome la storia è vera, e il cane coccolone, perché darsi la pena di faticare sulla una sceneggiatura? hanno pensato i nostri. Anzi le nostre: la regista Alessia Scarso, classe 1979, ha lavorato con le coetanee Coralla Ciccolini e Isabella Aguilar. La maestra al cena con il ragazzo padre ordina come Sally in “Harry, ti presento Sally…”, “niente aglio nel soffritto, mi raccomando”. Sul più bello, quando lei smette di calcolare quanto le donne parlino più dei maschi in generale e dei maschi siciliani in particolare, quindi potrebbero dirsi qualcosa di personale, parte la musica. Il solito vizio: quando c’è un problema da risolvere, via di scorciatoie narrative (allo stesso scopo serve la voce fuori campo di Leo Gullotta, che appare e sparisce). Non si può dire “bella la fotografia”, e dunque inauguriamo per questo film “bello il montaggio”. Bello soprattutto perché svelto, nelle scene con le pettegole del paese, e si sa che in mancanza di meglio “sveltezza è mezza bellezza”.


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