
Dheepan – Una nuova vita
Dal pianista-scassinatore di “Tutti i battiti del mio cuore”, dalla prigione come alta scuola criminale di “Il profeta”, e dalla Marion Cotillard senza gambe di “Un sapore di ruggine e ossa” (titolo finora insuperato, per capacità di respingere gli spettatori) per arrivare a questo film, Jacques Audiard fa un triplo salto mortale. Non è detto che sempre riescano bene, ma si ammira l’audace tentativo (son peggio certi registi che rifanno sempre lo stesso film). Le componenti sono più interessanti del risultato, a cominciare dall’uso astuto delle “Lettere persiane” scritte da Montesquieu, pubblicate senza il nome dell’autore nella più libertaria Amsterdam di inizio settecento. Due persiani inventati di sana pianta curiosano tra gli usi, i costumi, le istituzioni politiche e religiose di Francia, raccontando ogni cosa con finta ingenuità ai compatrioti: non ne esce uno spettacolo edificante. Qui gli occhi che osservano l’occidente sono quelli di una ex tigre Tamil. Brucia l’uniforme, fugge dallo Sri Lanka con il passaporto di un morto: Dheepan è il nuovo nome. Per ottenere asilo più facilmente, si allea con una donna che non è sua moglie e una bambina che non è sua figlia. Finiscono a Le Pré-Saint-Gervais, periferia nordest di Parigi: alloggio in casermone e portierato. Di giorno Dheepan fa lavoretti, la notte osserva le bande di ragazzotti che spacciano e si fanno la guerra, mentre gli inquilini regolari si barricano in casa. Tutti parlano pochissimo – anche tra loro i componenti della famigliola, non è un problema di lingua – e le volte che parlano stentano a capirsi (quando qualcuno ride, e anche questo capita di rado, la perplessità aumenta: “ridono per cose diverse da quelle che ridiamo noi”). La donna vorrebbe andarsene in Inghilterra da una cugina, le hanno detto che oltremanica l’integrazione funziona meglio, intanto lavora come badante in una famiglia piuttosto sinistra (ma anche nell’appartamentino, non tutto è come sembra). La figlia va a scuola, e all’occasione fa da interprete. L’epistolario sul relativismo culturale – roba lontana, ma da lì comincia la correttezza politica – si intreccia al più puro neorealismo. Antonythasan Jesuthasan, l’attore scelto per la parte di Dheepan, era un bambino soldato nelle tigri Tamil. In Francia ha fatto mille mestieri, anche a Eurodisney, e pubblicato la sua autobiografia.


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