GRIMSBY – ATTENTI A QUELL'ALTRO

Mariarosa Mancuso

Spiace dirlo, per l’amore che gli portiamo. Lo spot in stile Apple congegnato e recitato da Sacha Baron Cohen per lanciare il nuovo prodotto dopo Ali G, Borat e Bruno, riesce più compatto di questo film, che esce quattro anni dopo “Il Dittatore”. C’era uno stile da parodiare, il tono pacato di Steve Jobs da imitare, una grafica da prendere a modello. Nobby è il sottoproletario britannico con molti figli che campa di sussidi, partite di calcio e birra. Veste braghe larghe alla caviglia – pinocchietti, si chiamavano – con ciabatte di plastica e calzini bianchi sporchi. La cittadina di Grimsby – “Gemellata con Chernobyl” avverte un cartello nel film – ha già protestato con un articolo sul Guardian. Mostrando di avere, fatte le debite proporzioni, meno sense of humour del Kazakistan (Jonathan Swift si sta rivoltando nella tomba, altro che mangiare i bambini per contrastare la povertà, la prossima “modesta proposta” sarà “mangiare i critici”). In “Grismby”, il genere da parodiare sta tra i James Bond Movie e i film d’azione (da qui la scelta del regista Louis Leterrier, il francese che si fece notare a Hollywood con “Danny The Dog”). A rischio, perché porta via minuti alle gag – per quanto si possa sbagliare mira, o divertirsi con la macchina superattrezzata di razzi e razzetti, sono tutte cose che abbiamo già visto e rivisto in altre parodie. Sacha Baron Cohen dà il meglio di sé nel ritratto d’ambiente – il bambino rapato con la leucemia, per prendere il sussidio. Nella scorrettezza politica – la cameriera grassa preferita alla vamp bionda, che viene mandata a sturare il cesso. Nella presa in giro dell’impegno umanitario – ne fa le spese Penelope Cruz, che vuole cambiare il mondo eliminando i poveri. Nello sberleffo ai rituali - un ragazzino in carrozzella, simbolo dell’amicizia tra israeliani e palestinesi, viene trattato come i marziani di “Mars Attacks!” trattano la colomba della pace (il film era diretto da Tim Burton, e se la memoria ha un cedimento sappiate che la colombella veniva incenerita al secondo battito d’ali). Sul fronte volgarità, si raggiungono vertici inimmaginabili – tra lo schifo e l’inarrestabile ridarella – con la partecipazione straordinaria di elefanti infoiati. “Quindici per cento in meno di trama rispetto a Borat, sotto c’è solo il porno”, prometteva lo spot à la Steve Jobs. Promessa mantenuta.

 

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