INFERNO

Mariarosa Mancuso

Pare incredibile che ancora si litighi su queste cose. Tomaso Montanari su Repubblica sostiene che non è cultura, che abbiamo un serio problema con la democrazia, e che tutto questo è colpa di Matteo Renzi. Pietra dello scandalo: la prima mondiale di “Inferno” – ultimo capitolo della trilogia di Mr. Codice Da Vinci, all’anagrafe Dan Brown – al Teatro dell’Opera di Firenze. Lo storico dell’arte si scandalizza – come fa nei giorni pari, nei dispari si indigna: non gli viene in mente che per molti spettatori è l’occasione di guardare con curiosità Palazzo Vecchio, il Giardino di Boboli, la maschera funebre di Dante Alighieri.

 

Gli apocalittici esistono ancora. E comunque, cambiando terreno di scontro: se uno dopo aver tanto studiato è convinto che dietro le riforme costituzionali in discussione ci sia lo zampino della banca J. P. Morgan, batte in complottismo e decifrazione dei segnali perfino il professor Robert Langdon. Sempre Tom Hanks, come nei due film precedenti. Qui si sveglia senza memoria all’ospedale di Firenze. Un po’ meno convinto, a giudicare dalla faccia. Se vi stuzzica l’idea di vederlo come gesto militante in difesa del pop, sappiate che è molto noioso.

 


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