
LETTERE DA BERLINO
Se l’arte del romanziere consiste nel tenere la fine lontana dall’inizio (lo sostiene Nick Hornby nelle sue recensioni che iniziano con la lista dei “libri comprati” e la lista dei “libri letti”) Hans Fallada ha pochi rivali. La storia (vera) da cui prende spunto “Ognuno muore solo” – qui adattata per il cinema dall’attore svizzero Vincent Perez – sta nel fascicolo della Gestapo intitolato a due coniugi berlinesi che a rischio della vita compilavano e lasciavano in giro per Berlino cartoline contro Adolf Hitler e la guerra. Controinformazione si direbbe oggi, se la parola non avesse acquistato cattiva fama. Nel romanzo (ristampato da Sellerio, assieme a “E adesso, pover’uomo” e all’autobiografia manicomiale “Nel mio paese straniero”) si chiamano Anna e Otto Quangel, casalinga e operaio.
Non che mancasse il dramma, ma le oltre 700 pagine scritte da Hans Fallada – pseudonimo di Rudolf Wilhelm Friedrich Ditzen, morto a Berlino nel 1947 – uniscono ottima scrittura e sapientissima costruzione dei personaggi. Il dossier lo avevano fornito i nazisti medesimi, che volevano un bel romanzo di propaganda. Fallada – che non lasciò mai la Germania – accettò la commissione, ricavandone “il più bel libro mai scritto sulla resistenza tedesca al nazismo” (il giudizio è di Primo Levi). Nessuno sta in quelle pagine soltanto per fare numero (succede, nei romanzi che stancano invece di appassionare. Nessuno suona falso o stereotipato. La vita nel caseggiato e in fabbrica – dalla portalettere che annuncia i caduti al fronte a chi fa la spia per soldi (o per vendetta privata, o per continuare la catena infernale, se non denunci sei complice) viene raccontata nei suoi intrecci e nei suoi scontri.
Il regista ne fa tesoro, e anche se il film parte con qualche incertezza – il doppiaggio almeno leva di mezzo l’effetto di straniamento dei berlinesi che parlano inglese – poi cattura e fa venire i brividi. I coniugi Quangel sono Brendan Gleason e Emma Thompson – lui anche più bravo di lei. Le cartoline scottano, chi le trova invece di farle circolare corre al commissariato più vicino per liberarsene. A ogni cartolina corrisponde una bandierina sulla mappa, mentre le gerarchie naziste cercano di chiudere il caso alla svelta.


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