E' SOLO LA FINE DEL MONDO
di Xavier Dolan, con Xavier Dolan, Nathalie Baye, Marion Cotillard, Vincent Cassel
Delusione. Tremenda. Era un regista da applauso al primo film, intitolato “J’ai tué ma mère”: scritto, diretto, recitato con sapienza estrema (e accentaccio del Québec) quando aveva 19 anni. La storia di un ragazzino che per dispetto alla madre fingeva fosse morta, e come orfano si presentava alla maestra. Di Xavier Dolan abbiamo amato tutti i film, sembrava non riuscisse a sbagliare neanche volendo. Neppure “Lawrence Anyway”, su un professore che si metteva la parrucca, i tacchi e i tailleur. Neppure “Tom à la ferme”, il suo primo film tratto da una pièce teatrale di Michel Marc Bouchard: meritava un premio alla Mostra di Venezia, Bernardo Bertolucci presidente della giuria stabilì che non era il caso di riconoscere il dovuto a un giovanotto pieno di talento. Abbiamo amato “Mommy”, che ha avuto – in Italia, all’estero lo adorano – qualche spettatore più del solito. E dove il giovane regista, al quinto film prima di compiere 26 anni, usciva di scena (nel senso che non recitava) e passava dall’altra parte (nel senso che raccontava i tormenti di una madre con un figlio pazzo). Nulla ci era spiaciuto finora di Xavier Dolan – neppure le interviste dove celebrava il cinema anni 80 e giurava di non conoscere Jean-Luc Godard, suo ex aequo per una sciagurata decisione della giuria a Cannes 2014. Di “E’ solo la fine del mondo” spiace tutto. Cominciando dagli attori, che gareggiano a chi urla di più (Léa Seydoux, Nathalie Baye, Vincent Cassel: c’era la fila per lavorare con il giovane genio). D’accordo, siamo a un pranzo tra gente che si odia. D’accordo, il giovanotto - assente da 12 anni – ha riunito la famiglia per annunciare che sta morendo di Aids. Suspence: lo dirà all’antipasto o dopo la crostata, lo dirà a tutti nello stesso momento, oppure prendendoli da parte uno per uno (all’origine, una pièce teatrale di Jean-Luc Lagarce). L’unica che non urla – Marion Cotillard, la cognata scema – sgrana gli occhioni fino a farsi male. Non sappiamo cosa succederà con il doppiaggio – sì, avevamo promesso di non parlarne più, ma abbiamo taciuto per “La mia vita da zucchina” e per “Amore e inganni”. Andrà meglio al prossimo film.
Politicamente corretto e panettone