LION - LA STRADA VERSO CASA
di Garth Davis, con Rooney Mara, Nicole Kidman, Dev Patel, David Wenham
Piazzamenti di prodotto se ne sono visti. Prima erano i pacchetti di sigarette e le bottiglie di whiskey con il marchio rivolto alla macchina da presa per inquadrature più lunghe del dovuto. Poi sono arrivate le Poste Italiane, i pacchetti con la scritta “Intimissimi”, i cellulari che invadono le commedie (natalizie e non: i panettoni del cinema quest’anno sono senza canditi e nessuno li vuole, servirà da lezione?). Mai come in “Lion”: uno spot di due ore per Google Earth, girato da un regista che dalla pubblicità (australiana, fatta con i tempi giusti) proviene. E. T. l’extraterrestre voleva telefonare a casa per farsi venire a riprendere. Saroo sceglie il computer. Quando aveva cinque anni, uscito con il fratello per raccattare un po’ di carbone, aveva smarrito la strada, era salito su un treno sbagliato, si era ritrovato a Calcutta. Non riusciva a farsi capire, e quando ci riusciva non era in grado di fornire indicazioni per ritrovare la mamma rimasta al villaggio. Orfanotrofio. Adozione e trasferimento in Australia. La nuova mamma è Nicole Kidman (omissis sul botulino che comunque ha lasciato tracce, sulla recitazione tutta sentimentalismo e niente intelligenza, sul copione che ha in serbo un Grande Discorso sulle madri che ti mettono al mondo e le madri che ti crescono). Le scene in India si fanno guardare, rendono bene la disperazione, la solitudine, i brutti incontri.
Tornano nei flashback: anche il regista ha chiara la debolezza del segmento australiano. Non basta l’altro orfanello indiano adottato, scostante per far risaltare la perfezione filiale di Saroo (Brierley, di cognome: la lacrimevole storia è garantita vera). Cerca la madre – in ambasce, senza neanche Google Earth – quando ha l’età per fidanzarsi con Rooney Mara (inutile, nell’economia della storia). L’annuncio viene dato con molto garbo & rassicurazioni alla madre adottiva che gli fa frequentare la scuola alberghiera. Involontario cortocircuito con “Marigold Hotel”: l’attore è Dev Patel, che là affittava stanze ai pensionati britannici. Pare sia il primo film visto da Hillary Clinton – in pubblico, almeno – dopo la sconfitta. C’era di meglio.