L'ALTRA META' DELLA STORIA
di Ritesh Batra, con Jim Broadbent, Charlotte Rampling, Harriet Walter, Emily Mortimer
Capita di leggere con divertimento uno scrittore, senza riuscire a far proseliti. E poi di trovarlo sulla bocca di tutti – come può esserlo un romanzo, mica stiamo parlando di Harvey Weinstein – senza riconoscerlo. Avevamo letto Julian Barnes e il suo meraviglioso “Pappagallo di Flaubert”, guida eccellente per chiacchierare di libri senza annoiare. Dai libri che parlano di altri libri – o almeno fingono di farlo, raccontano a guardar bene anche parecchio altro – Julian Barnes è passato ai libri che parlano della vita. Perlopiù amori e corna (che comunque un brividino lo davano, paragonati agli illeggibili pasticci sperimentali cari a molti suoi colleghi). Poi è arrivato” Il senso di una fine”, e tutti – in Gran Bretagna e pure in Italia – hanno urlato “capolavoro, capolavoro” (ebbe il Booker Prize nel 2011).
A noi non sembrò granché, letto a suo tempo: tempi dilatati, un narratore non troppo simpatico – ma non abbastanza odioso da affascinare – un finale debole rispetto alle attese. Siamo andati a controllare dopo aver visto il film di Ritesh Batra, l’indiano che aveva girato il divertente e riuscito “Lunchbox”: storia d’amore con schiscetta a Mumbai. In cima alla lista degli adoratori sta Goffredo Fofi, uno da cui non ci faremmo consigliare nulla, e anzi usiamo come cartina di tornasole: se piace a lui, a noi verrà voglia di scappare. Funziona sempre; come dimostra la fofiana stroncatura del bellissimo “Dunkirk” di Christopher Nolan, con toni da ultimo giapponese che urla “banzai!” nella giungla.
“L’altra metà della storia” – recitato da attori molto british penalizzati dal doppiaggio, perfino Charlotte Rampling è meno molesta del solito – aggrava i difetti del romanzo. Tesi: “la vita è come ce la raccontiamo”. Corollario: “Ognuno di noi sopravvaluta grandemente l’effetto che ha sulle vite degli altri”. Servono per la dimostrazione: uno studente geniale, altri studenti così così, una ragazza contesa, una lettera di insulti, un testamento, un diario. Ps: se il finale non vi è chiaro – e francamente non lo è – sappiate che su quale sia davvero “l’altra metà della storia” ci si accapiglia da anni. Anche su internet.
Politicamente corretto e panettone