Dibattiti storici d'antan al Gran Party dell'Eur
Al Palazzo della Civiltà italiana per celebrare la Festa del cinema e la mostra Fendi Studios
Gran party affollato all’Eur per celebrare la Festa del cinema e la mostra Fendi Studios “con percorso interattivo” al Palazzo della Civiltà italiana. Allestimento raffinato che inneggiava agli infiniti “product placement” dei prodotti Fendi nei film (uno per tutti, “I Tenenbaum” di Wes Anderson). Antonio Monda piroettava tra gli ospiti per sapere se era piaciuto “Hostiles”. Il film d’apertura è stato accolto da un forte applauso del pubblico non istituzionale per l’happy end, dopo tanto pol corr e violenza splatter. Erano seduti vicini in sala il capo dello stato Mattarella e il presidente del Senato Pietro Grasso, il quale aveva da pochissimo dato le dimissioni dal gruppo del Pd. Durante le molte scene d’indiani infoiati che scalpano bianchi pionieri capitalisti, i due presidenti si sussurravano spesso all’orecchio. Chissà se parlavano delle teste politiche a rischio di scalping oggi.
Sul red carpet per il film sfilavano quantità industriali di vip. Ciondolava intorno a loro il sosia di turno, parrucca con zazzera bionda, abito blu, cravatta rossa, e suole rialzate per sembrare più alto. Una volta c’era la copia della Regina d’Inghilterra o di Valentino; ora ci tocca The Donald. Marina Ripa di Meana, sempre la più bella e sempre sé stessa, in lungo abito nero a ruches (era il colore più portato) e una sorta di hula hoop con piume a mo’ di aureola interrotta intorno al viso. I capelli platinati le stavano d’incanto; ai complimenti fa subito outing: “E’ una parrucca!” Altre in nero erano Giulia Minoli, seducente in rossetto rosso e bouncy boccoli biondi, al braccio di Salvo Nastasi, Francesca Lo Schiavo (tanti Oscar come arredatrice quanto quelli del marito scenografo Dante Ferretti) Caterina, Andrea, Elvira e Jacquie Monda, una bruna Alba Parietti, Antonio Cabrini, Fausto e Lella Bertinotti e poi Andrea Occhipinti, Roberto Ciccuto, Giorgio Gori, Marina e Benedetta Cicogna, Marilù Gaetani d’Aragona. Alla conferenza stampa per “Una questione privata”, dopo tanto disdoro per il fascismo, a Paolo Taviani viene ricordato che all’epoca i comunisti respinsero il libro di Fenoglio perché degradava la Resistenza a fondale di una banale storia di triangolo amoroso. Il regista, unico fratello presente, ricorda che quando proiettarono “Un uomo da bruciare” al partito, Mario Alicata, commissario culturale del Pci, disse che il film “infangava la memoria degli eroi del popolo, i partigiani.” Al critico dell’Unità alla Mostra di Venezia il film era piaciuto ma sul quotidiano fondato da Antonio Gramsci apparve una critica moscia. I fratelli scorgono nel mare del Lido Giorgio Amendola, al quale riferiscono il voltafaccia del critico Casiraghi. Il grande dirigente, gocciolante, disse “Voi pensate che l’Unità sia un giornale indipendente; ma dipende in toto dalla linea culturale del partito”.
Effetto nostalgia
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