COCO
Un film di Lee Unkrick e Adrian Molina, voci italiane di Michele Bravi, Mara Maionchi, Valentina Lodovini, Matilda De Angelis
Prima il vecchietto vedovo, poi il ratto buongustaio, poi i segreti di una mente tredicenne (e chi sta lassù ai comandi non immagina che il peggio deve ancora arrivare). Adesso il paese dei morti, dove gli scheletri conducono una vita simile alla nostra. Un giorno l’anno passano il confine che li separa dai vivi – purché qualcuno abbia messo sull’altarino la fotografia, le candele, una pagnotta – e vengono a fare un giretto nell’aldiqua. Halloween, Ognissanti, Día de Muertos: i nomi sono tanti (anche contestati da chi sostiene che intagliare le zucche è male, come se l’italico mondo contadino non avesse rituali analoghi). Serviva il coraggio della Disney-Pixar per ricavare dalla materia un film natalizio allegrissimo e serissimo, per niente appiattito sul messicano dormiente sotto il sombrero. Mischia i quadri di Frida Kahlo con le coreografie di Busby Berkeley e con i gli “alebrijes”, animali-chimera a tinte psichedeliche adibiti a spiriti-guida. La bisnonna Coco non ha più memoria. I merletti colorati appesi al filo – usati come silhouette o ombre cinesi – raccontano gli antefatti. Quand’era bambina, il padre musicista abbandonò la famiglia, la madre si mise a fabbricare scarpe. Ecco perché il ragazzino Miguel viene cresciuto dagli unici messicani che odiano la musica e tirano ciabatte ai mariachi. Suona di nascosto, venera Ernesto de la Cruz e le sue schitarrate, vorrebbe partecipare a un talent show – nel paese dei vivi, meno scintillante dell’aldilà dove per mimetizzarsi tira su il cappuccio della felpa rossa e cammina trascinando i piedi (un po’ di nerofumo attorno agli occhi, una finta cucitura attorno alle labbra, ne viene fuori un bell’incrocio tra lo zombie innamorato del film “Warm Bodies” e Jack Skeleton di “The Nightmare Before Christmas” by Tim Burton). La politica aziendale Disney impone di doppiare tutto, anche le canzoni. La Pixar - e soprattutto i tempi che cambiano, se no a cosa serve spendere tanti miliardi per la “21st Century Fox” e per lo streaming Hulu? – potrebbero regalarci qualche copia con i sottotitoli. Per gli adulti che vogliono goderselo senza la scusa di accompagnare i bimbi.
Effetto nostalgia