Benedetta Follia
Un film di Carlo Verdone, con Carlo Verdone, Ilenia Pastorelli, Maria Pia Calzone, Lucrezia Lante Della Rovere
Ne vogliamo parlare seriamente? Le signore pensanti e scriventi mettono all’indice Louis C. K., un genio che la satira la rivolge contro se stesso, al più contro gli altri maschi cinquantenni (perfino Joyce Carol Oates nel momento della disgrazia ha sentito il bisogno di un tweet per ribadire che una simile comicità da bullo non l’ha mai fatta ridere). Le stesse signore pensanti e scriventi non sentono il bisogno di alzare neanche un sopracciglio davanti a un film in cui il sessantenne Carlo Verdone fornisce un campionario di personaggi femminili che a non voler offendere etichetteremo come patetici (via app per incontri romantici, davvero una grande idea di trama). La veneta alcolizzata, l’ipocondriaca, la ninfomane che usa il cellulare come vibratore (al ristorante, poi di corsa al pronto soccorso perché rimane incastrato, la prossima volta sarà meglio leggere le istruzioni). Facessero almeno ridere, queste donne, tutto sarebbe perdonato. Ma niente, sono solo figurine disegnate da uno sceneggiatore pigro e vestite da un costumista sbadato (non hanno nulla di contemporaneo, e del contemporaneo si nutre la comicità: per questo l’unico film italiano che incassa è “Come un gatto in tangenziale” di Riccardo Milani). Fin qui le femmine. Carlo Verdone fa la vittima, lasciato dalla moglie per un’altra donna, commessa nel negozio di paramenti. I cardinali fanno sempre ridere, senza sforzarsi vengono in aiuto la mimica e la parlata del maniacale e noiosissimo Furio in “Bianco, rosso e Verdone” (tanto per ricordare com’era bravo Carlo Verdone quando era bravo). Entra Ilenia Pastorelli, scoperta da Gabriele Mainetti in “Lo chiamavano Jeeg Robot” (era perfetta): scosciata e scollata, si presenta nel negozio di arte sacra dove vorrebbe fare la commessa. Nelle parti in commedia, sarebbe la ragazza perduta da redimere, con una collezione di push up che spuntano dalla canottiera. Giocano alla commedia degli equivoci, alle due solitudini che si incontrano, alla pasticca buttata giù per sbaglio. Nei film dei sessantenni o è viagra o ecstasy. Qui la seconda, così cinque minuti se ne vanno in un balletto psichedelico.