CHIAMAMI COL TUO NOME
La recensione del film di Luca Guadagnino, con Timothée Chalamet, Amira Casar, Armie Hammer, Esther Garrel
Complimenti a Luca Guadagnino per l’ostinazione. Fischi e pernacchie non sono mancati in questi vent’anni. Ma se uno piazza il carabiniere Corrado Guzzanti alla fine di un film come “A Bigger Splash” – dove Joseph Fiennes, Tilda Swinton, Dakota Johnson sono incantevoli – un pochino finisce per attirarli. Prima di farsi illusioni e salire sul carro del pluricandidato agli Oscar (film, sceneggiatura non originale, attore protagonista, stucchevole canzone originale di Sufjan Stevens) va ricordato che il finanziamento verrà pure dall’Italia, ma i metodi di lavoro sono americani. Solida sceneggiatura firmata da James Ivory, da un bel romanzo firmato André Aciman (Guanda). Ripetiamo: uno sceneggiatore incallito, oltre che di gran fama, più un romanziere celebrato. Da noi invece i debuttanti scrivono e dirigono anche se non hanno uno straccio di storia da raccontare. Il primo amore lo abbiamo avuto tutti, e magari qualche tentennamento su chi ci piaceva di più tra il ragazzino o la ragazzina incontrati durante l’estate (“il ragazzino o la ragazzina” vuol dire qui che il diciassettenne protagonista corteggia una coetanea ma si innamora di un giovanotto). Più difficile è raccontarlo senza far sbadigliare lo spettatore. L’innamoramento e i turbamenti del giovane Elio nel film riescono benissimo, grazie alla bravura e alla bellezza di Timothée Chalamet: pochi attori, anche adulti, saprebbero reggere il lungo primo piano finale senza rendersi ridicoli. Dalla Liguria del romanzo, la seduzione che molto si avvantaggia della noia estiva viene trasferita nella campagna attorno a Crema. Siamo nel 1983, a tavola si parla di Bettino Craxi, in televisione appare Beppe Grillo, le signore sbucciano legumi sulla porta di casa. La coltissima famiglia che ogni anno ospita un dottorando discute l’etimologia di “albicocca” e accarezza le statue greche ripescate dal lago. Luca Guadagnino fa bene a restare fedele alle famiglie colte e benestanti, di periferie e di parrucchiere ne abbiamo già abbastanza. Ma la congrega di intellettuali tende alla parodia, come la coppia gay in visita e il discorso di papà. Deliziosa la pesca a uso erotico.