Lady Bird

di Greta Gerwig, con Saoirse Ronan, Laurie Metcalf, Lucas Hedges, Tracy Letts, Beanie Feldstein

Mariarosa Mancuso

Sacramento, California somiglia a Bellinzona, Canton Ticino (“Canton Vicino” nell’immaginario di Paolo Nori e altri che da bimbi sconfinavano per la cioccolata e i dadi). Mette una gran voglia di andarsene via, di sperimentare la vita in città, di sfinirsi con cinema e teatro in dosi massicce. Non (per personale esperienza) al punto di buttarsi giù da una macchina, durante un diverbio con la mamma che non vuole farti andare lontano per l’università (New York, per Christine che preferisce farsi chiamare Lady Bird - come “coccinella”, non c’entra la moglie del presidente Lyndon B. Johnson). Ma quando Saoirse Ronan apre la portiera, e nella scena dopo la vediamo con un braccio nel gesso rosa, scatta l’applauso. Lady Bird va a scuola dalle suore, senza distinguersi. Ama i genitori ma si vergogna del padre senza lavoro. Quanto alla madre, mai genitrice ha avuto l’apprezzamento della figlia adolescente (per questo la domanda che più terrorizza le femmine adulte suona così: “In cosa somigli a tua madre?”). Frequenta un corso di teatro, si fa accompagnare al ballo della scuola dal ragazzino sbagliato, poi si incapriccia di uno ancora più sbagliato. Il rubacuori Timothée Chalamet, proprietario del più bel faccino apparso sullo schermo dopo Leonardo DiCaprio all’epoca di “Titanic”. Anche di mondo, quando gli va. Dopo essersi scopato una pesca matura in “Chiamami col tuo nome” di Luca Guadagnino (da qui la candidatura all’Oscar), e dopo aver firmato un frutto per una fan, al Jimmy Kimmel show ha detto “spero che tra cinquant’anni non sarò ancora qui a firmare pesche”). Quando non gli va, assieme alla regista Greta Gerwig (anche lei candidata all’Oscar, quinta femmina da che esistono i premi) si pente per aver lavorato con Woody Allen e devolve i soldi in beneficenza. Romanzi di formazione per ragazze ce n’è pochi, quasi nessuno. Ma se non sapessimo che alla fine dei tormenti esce fuori la regista nonché idolo del cinema indipendente Greta Gerwig - bravissima in “Frances Ha”, e in “Mistress America”, scritti con Noah Baumbach - forse “Lady Bird” non avrebbe sfiorato il cento per cento di recensioni positive su Rotten Tomatoes.

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