Quel che non so di lei
di Roman Polanski, con Emmanuelle Seigner, Eva Green, Vincent Perez, Dominique Pinon
Stiano lontani i portatori di romanzi inediti. Anche i portatori di romanzi editi e ben criticati che sognano sopra ogni cosa un firmacopie con la fila fuori (una volta Stephen King firmò dediche fino ad avere il crampo). Soprattutto, non fatevi commuovere dalla lettrice che arriva trafelata fuori orario, generosa di parole lusinghiere sul romanzo appena pubblicato. (Detto tra noi: Roman Polanski deve avere un problema con chi arriva oltre l’ultimo minuto, cominciava così anche “Venere in pelliccia”). Firma, chiacchiere, simpatia immediata - uno scrittore che conosciamo, di cui mai faremo il nome, si lamentava perché alle presentazioni i lettori non erano mai all’altezza delle sue aspettative. Amicizia, rafforzata dal fatto che la scrittrice è in crisi. Bersagliata da lettere anonime che l’accusano di aver saccheggiato per il suo bestseller una tragica storia familiare. L’amica-lettrice ha sempre il rimedio giusto: tisana, riposo, xanax. “Da una storia vera” era il titolo originale del romanzo di Delphine de Vigan scelto da Polanski per questo thriller (scritto con Olivier Assayas: trovatelo voi in Italia un regista famoso che si mette a scrivere una sceneggiatura assieme a un regista più famoso di lui). Da una storia vera, perché Delphine De Vigan lo ha scritto nel 2007 dopo il successo internazionale di “Niente si oppone alla notte”: aveva raccontato la madre morta suicida. Da una storia vera, non si dà neppure la pena di cambiare i nomi: la scrittrice richiama Delphine, il fidanzato si chiama François e intervista scrittori per una trasmissione tv. Nel film Delphine è Emmanuelle Seigner, mentre l’amica misteriosa è Eva Green: una gara di bellezza, con la scrittrice sbalestrata senza trucco e con le occhiaie, e soprattutto una gara di bravura. Il regista, che non ha perso un briciolo della sua classe, risponde alla questione sollevata qualche giorno fa da Lit hub: “Esistono storie troppo private per essere raccontate?” Ovvero: è lecito far letteratura con le storie nostre, i litigi con i fidanzati, i pettegolezzi sentiti in giro? (Sì, ma per amor del cielo metteteci un po’ del vostro e non fatevi riconoscere).