Perché andare a vedere Mia cugina Rachele
di Roger Michell, con Rachel Weisz, Sam Claflin, Holliday Grainger, Pierfrancesco Favino
Tisana” non è mai stata una parola tanto spaventosa. La cugina acquisita Rachele ne ha di specialissime, con erbe che soltanto lei conosce (son legate al suo misterioso passato italiano). Dopo una prima vedovanza, sposa il misogino Ambrose fuggito dalla Cornovaglia per scaldarsi le ossa e riacquistare la salute al sole fiorentino. Nella brughiera spazzata dal vento, con gli strapiombi pericolosi – serviranno, è come la pistola di Cechov che prima o poi sparerà – a casa Ashley non erano ammesse altre femmine che i cani da caccia. Da Firenze il misogino pentito fa sapere di essersi sposato con una creatura celestiale. Dura poco: negli angolini nascosti della busta chiama in soccorso il giovane cugino Philip (lo aveva cresciuto dopo che il piccolo era rimasto orfano). Nel film del 1952 c’era il debuttante attore gallese Richard Burton affiancato da Olivia de Havilland, la centenaria che ha portato in tribunale la serie “Feud: Bette e Joan” (troppi pettegolezzi, dice). Il romanzo era uscito un anno prima, firmato Daphne du Maurier – la romanziera che fornì ad Alfred Hitchcock “Rebecca la prima moglie” e “Gli uccelli” (“Mia cugina Rachele” esce da Neri Pozza). Entra Rachel, di cui abbiamo sentito sparlare a lungo, presentandosi al cugino che la sospetta di ogni nefandezza. L’attrice è Rachel Weisz, semplicemente perfetta. Nelle espressioni del volto e nei fremiti della voce – doppiaggio permettendo. Riesce a essere innocente e calcolatrice, subdola e materna, seducente e distaccata (poi arriva la tisana, e son brividi veri). Il cugino se ne innamora all’istante, mentre la fanciulla da tempo a lui destinata avrebbe da ridire sulla capitolazione (ma tutto viene messo in carico alla gelosia). Come in ogni storia ambientata a metà dell’Ottocento, quando le donne i soldi li ereditavano o li sposavano, ci sono un testamento e i gioielli di famiglia. Come in tutte le storie gotiche, vengono raccontati antefatti terrificanti. Qui, una matura sposa che muore per lo choc la prima notte di nozze. Pierfrancesco Favino ha un paio di baffoni e l’aria losca da italiano in Inghilterra, altra presenza fissa nel romanzo goticheggiante.