Al cinema c'è Tonya. Ecco perché andarlo a vedere
Di Craig Gillespie, con Margot Robbie, Allison Janney, Caitlin Carver, Sebastian Stan, Julianne Nicholson
Non è il solito film sul campione sportivo. E’ molto meglio. Più avvincente del “Borg McEnroe”: Björn Borg usciva senza i soldi per il caffè a Montecarlo e il barista non lo riconosceva. Più spassoso di “La guerra dei sessi” di Jonathan Dayton e Valerie Faris, già registi di “Little Miss Sunshine”: la battaglia di Billie Jean King per essere pagata come i tennisti maschi, contro il maturo Bobby Riggs che mandava in campo un maialino per screditarla. Non è tennis, per cominciare. Ma il meno nobile – vorranno scusarci i fanatici – pattinaggio artistico. Per mettere subito le carte in tavola, Graig Gillespie dice che il film si basa su interviste “totalmente vere, totalmente contraddittorie, prive di ironia”. Intende, prive di “autoironia”: ognuno si prende terribilmente sul serio – non solo lo sciocco che ha detto a tutti di lavorare per l’Fbi, e forse lui fermamente ci crede – e intanto le spara grossissime. L’ironia – venata di nero e di grottesco – viene dalla messa in scena: sguardi e discorsi in macchina, come un un finto documentario, alternate a scene realisticamente ricostruite.
Tonya è Tonya Harding, figlia dei bianchi poveri e buzzurri d’America, avviata al pattinaggio dalla ferocissima madre quando aveva quattro anni. Fu la prima a esibirsi in un triplo axel, la prima a insultare i giurati che non riconoscevano la sua bravura – le rivali erano pettinate e vestite come ballerinette, lei gareggiava spettinata e con i vestiti infiocchettati in casa. “Non esiste la verità, ognuno ha la sua e la vita va avanti lo stesso” è il suo motto. Utile quando l’accuseranno di aver azzoppato – o di aver tramato per far azzoppare – la rivale perfetta Nancy Kerrigan, alla vigilia dei Giochi olimpici di Lillehammer, 1994. I tripli axel sono ricostruiti al computer, la figura riesce a poche fuoriclasse. Al resto pensa la bravissima - e quasi irriconoscibile, se ricordiamo la sua eleganza in “The Wolf of Wall Street” – Margot Robbie. La mamma allenatrice è Allison Janney, premiata con l’Oscar come non protagonista. Il “cretino specializzato” (copyright Ennio Flaiano) che snocciola minacce “anonime” dal telefono di casa si chiama Paul Walter Hauser.
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