Charley Thompson

di Andrew Haigh, con Charlie Plummer, Steve Buscemi, Chloë Sevigny, Travis Fimmel, Steve Zahn

Mariarosa Mancuso

Visti i precedenti, era difficile immaginare che il britannico Andrew Haigh decidesse di farsi americano. I casi di riuscito mimetismo, a parte il taiwanese Ang Lee che si fece americanissimo in “La tempesta di ghiaccio” e “I segreti di Brokeback Mountain” (già si era fatto inglese da canonica e da brughiera per “Ragione e sentimento” tratto da Jane Austen) sono rari. Andrew Haigh ha in curriculum “45 anni”, con Tom Courtenay e Charlotte Rampling (vanta schiere di fan entusiasti delle sue rughe, noi non siamo della partita, tanta tristezza pare esagerata). L’altro film “Weekend” – uscito nelle sale italiane dopo il successo del matrimonio che dura 45 anni e va in crisi alla vigilia dell’anniversario – raccontava un breve incontro in discoteca tra due giovanotti. Sesso occasionale che si allunga a un fine settimana di confidenze e forse (uno dei due starà via un paio d’anni) progetti per il futuro. Aiutano, in “Charley Thompson”, due attori-icona come Steve Buscemi e Chloë Sevigny. Il resto è sulle spalle di Charlie Plummer – premio Mastroianni per il talento emergente alla Mostra di Venezia 2017. Nel frattempo, lo abbiamo visto in “Tutti i soldi del mondo” di Ridley Scott, era il rapito Paul Getty (per la sua liberazione, il nonno non voleva scucire neanche un soldo, cedette dopo il taglio dell’orecchio). Viene dal romanzo “La ballata di Charley Tompson” (Mondadori) a firma Willy Vlautin, chitarrista e cantante di country rock con una passione per John Steinbeck. Il quindicenne protagonista non ha conosciuto la madre, il padre beve come una spugna e si trasferisce di continuo (ora sono a Portland, Oregon). Il ragazzo trova lavoro da un allevatore di cavalli, e subito si affeziona a “Forza Pete” (era il titolo originale). Un cavallo che alla gare clandestine non rende più come dovrebbe, quindi destinato a essere abbattuto. Charley si ribella, lo libera, partono insieme verso chissà dove. L’occasione perché il direttore della fotografia dia sfogo alla sua bravura inquadrando paesaggi meravigliosi, al tramonto, con il cavallo fulvo e il ragazzino biondo. E perché lo spettatore si commuova davanti all’amicizia tra reietti che li lega.

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