La truffa dei Logan
La recensione del film di Steven Soderbergh, con Adam Driver, Daniel Craig, Channing Tatum, Riley Keough
Una gamba zoppicante (per un incidente sportivo). Un avambraccio e una mano di plastica (per un incidente di guerra). Un licenziamento (se zoppichi, secondo l’assicurazione non puoi guidare le scavatrici). Una rissa con l’unico cliente danaroso mai entrato nello sfigatissimo bar. In linea con la tradizione sfortunata che perseguita la famiglia Logan da quando zia Meggy smarrì il biglietto vincente alla lotteria. Soluzione & esorcismo: progettare una rapina al circuito automobilistico, durante la gara più affollata. Lo scassinatore più in gamba del North Carolina vive a pochi passi, basta illustrargli il piano. Durante la mezz’ora del colloquio, in prigione: evasione, rapina, rientro in carcere prima che le guardie se ne accorgano. In tuta a strisce compare Daniel Craig, che si è appena inimicato i fan di James Bond dichiarando che girerà il prossimo 007 solo per soldi. Biondissimo quasi albino, per dare una lezione a Adam Driver che ormai sembra un attore italiano, sempre uguale su ogni set con la stessa barba, gli stessi capelli, la stessa faccia troppo moderna. Va bene in “La truffa dei Logan”, fratello di Channing Tatum nell’America povera e campagnola (la somiglianza non è stringente, ma chissà cosa succede nelle notti di ubriachezza). Non andava per niente bene in “BlacKkKlansman”, il film di Spike Lee premiato a Cannes. Tutti erano impeccabilmente vestiti anni Settanta, con parrucche così afro che se le avesse scelte un regista bianco sarebbero risultate ridicole. Adam Driver sembrava sbarcato dal divano della serie “Girls” senza passare per trucco e parrucco. Rapina e Steven Soderbergh fanno “Ocean’s Eleven”, prossimamente sugli schermi nel remake #MeToo “Ocean’s 8”, con Sandra Bullock e Cate Blanchett (dirige Gary Ross, resta da capire se esiste un pubblico interessato alle signore rapinatrici). Lì erano professionisti svegli, qui sono campagnoli tonti, con la più petulante guidatrice d’auto mai vista, al volante parla come se mettesse i bigodini alle clienti. Gran mestiere, da parte del regista che rende omaggio a Stanley Kubrick. Uno degli ultimi film da vedere in questa fine stagione.