Jurassic world – Il regno distrutto
con Bryce Dallas Howard, Chris Pratt, Jeff Goldblum, Toby Jones
Stavolta si mettono di traverso gli animalisti. I dinosauri – rane geneticamente modificate con il DNA ricavato dalla goccia di sangue incamerata dalla zanzara che dopo aver punzecchiato il bestione giunse a noi fossile nell’ambra, come raccontava il film del 1993 firmato Steven Spielberg – vivono liberi e indisturbati a Isla Nublar. Dopo la distruzione del parco dove Bryce Dallas Howard scappava senza togliersi le scarpe con il tacco: delizioso dettaglio che faceva svoltare il precedente “Jurassic World” verso la commedia sofisticata. A Isla Nublar il vulcano si risveglia, minacciando i dinosauri. Gli animalisti stabiliscono che sono una specie in via di estinzione, da salvare (con i panda è più facile, sono maneggevoli anche se schizzinosi nell’alimentazione). Per avere i finanziamenti dal governo, l’ex direttrice del parco tira fuori la più cretina delle motivazioni: “Senatrice, lei è cresciuta in un mondo con i dinosauri, non vorrebbe che i suoi figli potessero fare altrettanto?” Vabbé, quando lo stato latita intervengono i privati. Finanziano la spedizione e riuniscono la direttrice in tacchi alti con Chris Pratt, incantatore di velociraptor. C’erano state nel primo film schermaglie amorose, poi lei si era rifiutata di vivere nel camper con fuocherello da bivacco. Per la perdita della ragazza si era consolato presto, ma la velociraptor Blue gli era rimasta nel cuore dopo l’addestramento, le carezzine, gli sguardi d’intesa, le finte lacrime che non generano aggressività bensì empatia. Insomma, tornano sull’isola sfidando l’eruzione. Ma i ricchi finanziatori hanno un piano B, lo si capisce dall’arrivo nella magione goticheggiante dei signori della guerra (nel sotterraneo, stanno tentando l’upgrade al dinosauro-arma-invincibile). Bestioni ce n’è fin troppi, scappano dalla lava come mandria impazzita. Anche in piena luce, mentre si sa che rendono meglio con un po’ di giungla intorno, o nelle tenebre squarciate dai lampi. Cambiano fastidiosamente dimensione a ogni scena: ora non passano dal portone, ora entrano dalla finestra. Finale spalancato,gli incassi decideranno se anche la saga è in via di estinzione.
Politicamente corretto e panettone