Hotel Transylvania - una vacanza mostruosa
di Genndy Tartakovsky, voci italiane di Bisio, Capotondi
All’inizio dell’estate il critico di IndieWire David Ehrlich fabbricò la parola “nicecore” (lo Urban Dictionary la registra il 23 giugno). Sulla falsariga di “hardcore”, “softcore”, e soprattutto “mumblecore” (i film indipendenti con i protagonisti che fanno “mumble mumble” tutto il tempo, borbottando frasi smozzicate), i “nicecore” sono carini e simpatici.
Evitano i conflitti e la loro risoluzione prima dei titoli di coda, come hanno sempre insegnato i manuali di sceneggiatura, se si vuole che lo spettatore non si addormenti (poi magari si fa un pisolino lo stesso, molto può ancora andar storto, ma anche il tavolo più folle dell’architetto più folle si regge su qualcosa).
Secondo David Ehrlich, nell’America di Donald Trump ci sono già abbastanza occasioni di scontro, manca invece l’allegria.
“Hotel Transylvania – la vacanza mostruosa” è il terzo capitolo della saga con Dracula albergatore per altri mostri come lui - rientra perfettamente nel “nicecore”. Non meritava le recensioni distratte che ha ricevuto in Italia. Fa onestamente il suo lavoro: l’animazione è ricca, le gag ci sono, i mostri hanno tutti i vizi nostri. Dal tentativo di far capire a Siri cosa davvero vogliamo, alle SPA dove la mummia va a farsi rifare il bendaggio, alle app che servono a Dracula il solitario per provare lo “zing”, il colpo di fulmine per creature fuori misura (se odiate l’animazione, c’è il saggio di Leslie Fiedler intitolato “Freaks”, fresco di ristampa dal Saggiatore).
Si comincia con un matrimonio (due tipi spinosi terrorizzati dal grande passo) che fa venire a Dracula la malinconia: ha una figlia nata da un matrimonio misto, evidentemente, sennò avrebbe una vampira consorte con cui vivere felice per l’eternità.
Poi si parte in crociera, al triangolo delle Bermude. Dracula vede la comandante Erika, ed è subito “zing”.
Seguiranno complicazioni (abbiamo visto nel prologo l’ammazza vampiri van Helsing). Intanto si dibatte: “La macarena è il male?”.
La creatura di Frankenstein incontra al matrimonio una cugina. “Del mio braccio destro” precisa lui, ricordando la sua nascita come patchwork di cadaveri.
Effetto nostalgia