Un affare di famiglia
La recensione del film di Kore’eda Hirokazu, con Lily Franky, Kirin Kiki, Sôsuke Ikematsu, Moemi Katayama
Se abbiamo fatto pace (temporanea e sempre revocabile) con il cinema giapponese, il merito va al regista, per il film “Father and Son”. La classica favola del figlio scambiato, capace di reggere il dramma di Luigi Pirandello e le gag di Ficarra e Picone nel film “Il 7 e l’8” (erano le culle dei neonati che ora vivono ognuno la vita dell’altro, finché rivelazione non li farà litigare). Kore’eda Hirokazu raccontava un figlio di ricchi giapponesi finito dopo uno scambio al reparto maternità tra i poveri che dormono ammucchiati nel lettone (il figlio dei poveri era tutto solo in una stanza disegnata dall’architetto). Quando la clinica chiama per avvertirli dell’errore, i bambini stanno per compiere sei anni.
Famiglia anche qui, come suggerisce il titolo, e piuttosto miserabile. Nella prima scena, il padre dà al figlio lezioni di taccheggio, con esercizi sul campo per mettere qualcosa in tavola (“Shoplifters” era il titolo internazionale scelto dal regista, sa come sedurre gli spettatori). Operaio in un cantiere, vive in un tugurio con la moglie lavandaia, la figlia arrotonda con le esibizioni in un peep show (come Nastassja Kinski in “Paris Texas” di Wim Wenders), meno male che la nonna riscuote la pensione del marito. Però l’operaio ha il cuore buono, e quando scorge dietro l’angolo una bambina infreddolita decide di offrirle un riparo e una famiglia (la piccola ha lividi dappertutto, non sembra se li sia fatti giocando con la bambola). Va detto che i genitori veri non sembrano sentirne la mancanza, né denunciano la scomparsa. Varietà ha scritto “poverty porn”, pur dando al film un punteggio di cento su cento.
Tranquilli, perché poi la gran sorpresa arriva. Troppo tardi per ritirare quel che avete fino a quel momento pensato degli sventurati (che intanto continuano a fare della povertà virtù: comprano il costumino nuovo alla figlia quasi adottata e se ne vanno al mare). “Un affare di famiglia” ha vinto la Palma d’oro a Cannes 2018, Netflix-free. Prima di sparare sulla piattaforma streaming - con la motivazione “i vincitori di festival devono essere per il popolo tutto” - siamo curiosi di vedere quanti spettatori il giapponese farà in sala.