Un figlio all'improvviso
di Vincent Lobelle e Sébastien Thierry, con C. Clavier, C. Frot, S. Thierry
Quando la commedia non era terreno di caccia per i censori, la cecità e la sordità e la zoppaggine e la scemenza stavano al centro della scena. Prima di protestare: lo facevano scrittori piuttosto geniali come Aristofane e Plauto, i loro meccanismi e intrighi ancora funzionano. Oggi ci vuole coraggio, per mettere in un film un giovanotto spettinato e malvestito che si esprime a mugugni – il titolo originale era “Momo”, pronuncia faticosa per “Maman”. Ci provano – con successo – due registi francesi, Sébastien Thierry è anche attore nella parte del trovatello ormai cresciuto in cerca di affetto. Primo incontro al supermercato, il giovanotto mette una scatola di cereali al cioccolato nel carrello di due coniugi più che collaudati. Hanno i loro riti per la spesa e i maschi davanti agli scaffali vengono presi spesso da stupore e paralisi. Comincia così anche l’ultimo film di Nicole Holofcener, “La seconda vita di Anders Hill” (su Netflix un giorno dopo l’anteprima al Festival di Toronto): un enorme reparto asciugamani, ordinati per sfumature di colore, panico immediato. I coniugi hanno i loro riti per non litigarsi il telecomando: due televisori in camera da letto, sonoro in cuffia per non disturbare. Dopo la rissa sui cereali, un furto di carrello. Ma sarà furto se ancora non sei passato dalle casse? E sarà furto se il giovanotto ti porta la spesa a domicilio? E sarà furto se il giovanotto mette la carne nel frigo e le scatolette nella dispensa, e intanto mugugnando ti chiama “mamma”? Consulto tra coniugi, sospetto di corna pregresse, visita all’amante del marito (che intanto ha confessato un peccatuccio di gioventù). Niente, il rampollo non pare di nessuno. Ma lui è sempre più affettuoso e minaccia di presentare la fidanzata. E’ il tipo di commedia francese che agli italiani pare idiota, per inveterato pregiudizio (a furia di vedere film comici che non fanno ridere, il palato si guasta). La settimana prossima arriva un’altra scorrettezza da ridere, “Tutti in piedi” di Franck Dubosc: un cinico giovanotto per conquistare una ragazza si finge in sedia a rotelle. Sorpresa: la ragazza ha una sorella paralizzata per davvero.