Ricchi di fantasia
di Francesco Micciché, con Sergio Castellitto, Sabrina Ferilli, Matilde Gioli, Antonio Catania
Scritto e girato, con tutta evidenza, prima del reddito di cittadinanza che ha messo fine alla povertà (succederà come nei film dell’orrore, resi più ardui dall’esistenza dei telefonini: per prima cosa bisogna annunciare “non c’è campo” o “batteria scarica”). Il geometra Sergio lavora in un cantiere, la cantante Sabrina ha messo da parte i sogni di gloria per servire nella trattoria del marito, un bestione in canottiera. Si consolano facendo l’amore in una baracca, alla faccia dei rispettivi consorti: divertimento poco costoso, alla portata dei nuovi pensionati che raggiunta la quota 100 sapranno come trascorrere i pomeriggi quando i cantieri delle grandi e piccole opere chiuderanno. Finché gli amici del cantiere fanno credere a Sergio che ha vinto 3 milioni alla lotteria. Entusiasmo, rispettivi consorti mollati all’istante, viaggio verso la Puglia con nonni e nipoti ché la film commission e i finanziamenti stanno laggiù. Scarso anche come spot pubblicitario: una commedia stiracchiata, fuori dal tempo, con due attori impegnati a rifare se stessi. Dovrebbe far ridere, mette solo tristezza. Non per i poveri, per il cinema italiano.