IL COMPLICATO MONDO DI NATHALIE

La recensione del film di David e Stéphane Foenkinos, con Karin Viard, Anne Dorval, Bruno Todeschini

Mariarosa Mancuso

Fanno danni, a pari merito, le donne “dolcemente complicate” di Fiorella Mannoia (uno dei punti più umilianti del femminile contemporaneo, salvo poi stupirsi quando i maschi son sempre un passo avanti) e la finta ingenua Amélie nel film di Jean-Pierre Jeunet (ma il regista non ha colpa delle carinerie che son seguite per cavalcare il successo). “Ritratto di un’invidiosa” sarebbe più adatto. Karin Viard, separata e madre di una ragazza che sta per diventare una ballerina, ce l’ha con tutti. Con il medico che non prende abbastanza sul serio i suoi sbalzi d’umore, con la collega più giovane e carina che insegna alla sua stessa scuola, con la stizza che le fa rispondere “abito a pianterreno” al corteggiatore che la riaccompagna e vuol salire per un bicchiere, con i nuovi vicini di pianerottolo, giovani e non lamentosi. Sceglie la sincerità, si rende sgradevole a tutti e perfino minacciosa. “Già ti invidia”, sta scritto sul manifesto francese, per annunciare la scorrettezza femminista. “Sembra una commedia italiana”, scrive un recensore per parlarne bene. Lo traduciamo con “non si ride quasi mai”. E non è tutta colpa del doppiaggio.

 

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