Le ereditiere
di Marcelo Martinessi, con Ana Brun, Margarita Irun, Anna Ivanova, Alicia Guerra
Perfetto esemplare di film sudamericano costruito per vincere premi alla Berlinale. Questo viene dal Paraguay: non succede nulla o quasi, e le protagoniste sono piuttosto depresse, oltre che bisognose di soldi (si capisce, hanno avuto tempi migliori, ora vendono poco a poco il mobilio della casa che hanno ereditato, siamo tra gli anni 60 e 70). L’attrice Ana Brun ha portato a casa l’Orso d’argento per la sua categoria, il regista ha avuto il premio Alfred Bauer “per l’innovazione cinematografica”. A parte il fatto che l’ultima innovazione in materia di cinema coincide con l’avvento del sonoro, non si capisce cosa abbia di innovativo un film dove la lentezza viene confusa con l’intensità (ammesso che “l’intensità” sia un valore: di solito è un’attrice che non cambia espressione dalla prima all’ultima scena, quasi sempre la troviamo antipatica fin dal primo momento). All’inizio lo spettatore fatica a capire quale rapporto esista tra le due donne: da quando e perché vivono sotto lo stesso tetto? Poi una decide di uscire con l’automobile, e comincia a fare la tassista per le più ricche vicine (momento “lotta di classe”, non può mancare), e comincia la rinascita.