IL MISTERO DELLA CASA DEL TEMPO
Recensione del film di Eli Roth, con Jack Black, Cate Blanchett, Owen Vaccaro
Le dive si riconoscono nelle scene che sfiorano il ridicolo (a torcersi le mani e a guardare un punto lontano all’orizzonte sono bravi tutti). Cate Blanchett coraggiosamente combatte – a zuccate, da non crederci – una zucca di Halloween che vola e sputacchia roba arancione. Su “Il mistero della casa del tempo” eravamo prevenuti, lo confessiamo volentieri. Avevamo letto “La pendola magica” di John Bellairs in una vecchia edizione illustrata dall’americano Edward Gorey, ribattezzato dai fan “Gory Gorey”. Per dire, quando ha avuto voglia di disegnare un abbecedario, ha prodotto “I piccini di Gashlycrumb” (Adelphi): la filastrocca comincia “A come Amy che cadde dalle scale, B come Basil assalito dall’orso…” e va avanti così fino alla Z, 26 morticini in tutto. Ora sappiamo perché lo splatter-man Eli Roth – “Hostel”, “Green Inferno” – ha scelto la vicenda dell’orfanello nella casa stregata dello zio Jack Black e della sua aiutante, che fa da trailer a “Il ritorno di Mary Poppins” di Rob Marshall, sugli schermi il 20 dicembre. Purtroppo, il regista ex sanguinario pilota la materia nella direzione “film per famiglie, per l’horror rivolgersi altrove”.