Troppa grazia
La recensione del film di Gianni Zanasi, con Alba Rorhwacher, Elio Germano, Giuseppe Battiston, Rosa Vannucci
Bella l’idea, comici e realistici i dialoghi: bisognava lavorare di più sul ritmo (e azzerare la lagna sui costruttori che rovinano l’idillio campagnolo). Gianni Zanasi era il regista di “Non pensarci”, rara commedia italiana che ricordiamo a distanza di anni. Per esempio: Giuseppe Battiston che rimorchia una ragazza disposta a concedersi – non si può neppure dir “puttana”, ormai – e le offre una casta camomilla. Per esempio: Valerio Mastandrea che facendosi luce con l’accendino cerca al cimitero la tomba del suo vero padre (la mamma era stufa di tenere il segreto, da qui il grido di dolore: “Eravamo tanto felici quando ci raccontavamo le bugie”). In “Troppa grazia”, Alba Rohrwacher fa la geometra addetta ai rilievi catastali, con figlia grandicella a carico; ha appena scaricato il moroso Elio Germano. Un deciso passo avanti rispetto alle figurine eteree e tormentate che le rifilano di solito. Lavora per il sindaco, già pronto con il plastico per il nuovo complesso residenziale, battezzato “L’onda” (ogni riferimento alla Nuvola di Massimiliano Fuksas magari non è voluto, ma negarlo sarebbe impossibile). I rilievi catastali non son quelli che dovrebbero essere, ma per amor di lavoro precario tutto si aggiusta. Finché appare la Madonna, in velo azzurro e vestito che sfiora il terreno. A guardarla distrattamente sembra una profuga bisognosa di carità (l’attrice è l’israeliana Hadas Yaron, vista in “La sposa promessa” di Rama Burshtein). Ad ascoltarla, la richiesta è chiara: “Voglio che su questo terreno sia costruita una chiesa”. La geometra Lucia torna a casa confusa. Credere non ha mai creduto (“del resto chi ha più tempo per credere, oggi?”). Nel genere “dialogo sui massimi sistemi” finora ha soltanto dibattuto sul tema “devono gli uomini dire più bugie delle donne?”. Non bastasse, la signora vestita d’azzurro non si fa vedere da nessun altro. Ma riesce a rovinare la festa di presentazione del plastico, finiranno per strattonarsi e strapparsi i capelli. “Finora quando dicevo di costruire una chiesa l’hanno sempre fatto”, commenta con una punta di irritazione. Pur di tormentare la geometra Lucia si improvvisa parcheggiatrice.
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