I villeggianti

La recensione del film di Valeria Bruni Tedeschi, con Riccardo Scamarcio, Valeria Golino, Marisa Borini, Vincent Pérez

Mariarosa Mancuso

Evviva chi racconta i fatti propri, se lo sa fare come Valeria Bruni Tedeschi. Si capisce che ha imparato da Woody Allen, ma con un’autoironia più feroce: autoperfidia rende meglio l’idea. Su qualche personaggio del film potremmo mettere facilmente il nome vero, per esempio alla sorella che ha sposato un miliardario (l’attrice è Valeria Golino), o al fidanzato che non sa come dire “me ne vado per sempre” (l’attore è Riccardo Scamarcio). Valeria Bruni Tedeschi interpreta “la versione peggiore di se stessa”: regista in cerca di finanziamenti, in crisi professionale e personale – ormai siamo al quarto film, nel primo dichiarava al confessore “Padre, sono schifosamente ricca”, in un altro chiedeva la grazia di un figlio, litigando con le suore che custodivano la sacra reliquia propizia alla maternità (“un figlio? e il marito dove sta?). La mamma pianista è la vera mamma pianista, Marisa Borini: da quando abbiamo letto la sua autobiografia, “Care figlie vi scrivo”, non riusciamo a dimenticare le sue visite all’amante Arturo Benedetti Michelangeli, in una villa nei boschi dietro Chiasso, da cui fuggì nottetempo. La zia è la vera zia Gigi Borini, la figlia adottiva è la vera figlia adottiva Oumy, adottata con Philppe Garrel. In crisi per il lavoro e per il fidanzato traditore, Valeria Bruni Tedeschi – nel film si chiama Anna – raggiunge la famiglia e gli amici in una villa della Costa Azzurra. Ben provvista di servitù che commenta e fa da controcampo alle vicende dei padroni, e cerca di tenere lontani i cinghiali dal giardino (si sente l’eco dei domestici visti nel film precedente, “Un castello in Italia”, seccatissimi perché venivano pagati in franchi svizzeri). Arriva anche una sceneggiatrice, la vera Noémie Lvovsky che scrive in coppia con Valeria Bruni Tedeschi. E comincia il girotondo di dispetti & crudeltà, al cento per cento autobiografiche e al cento per cento inventate: nessuno fa telefonate isteriche al fidanzato fedifrago con quel ritmo perfetto - anche nella recitazione. E nessun fidanzato fedifrago, interrogato sulla rivale, indica con lo sguardo un cartellone pubblicitario con una modella in reggiseno di pizzo, per dire “E’ lei”.

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