Torna a casa, Jimi!
La recensione del film di Marios Piperides, con Adam Bousdoukos, Fatih Al, Vicky Papadopoulou, Ozgur Karadeniz
Cipro. Il muro di Nicosia. O il reticolato che ne fa le veci, sorvegliato da militari rispettosi delle regole. Più sono assurde, più gli uomini in divisa godono nell’esercizio del potere. Piante e animali non possono transitare dal settore greco della città al settore turco, né dal settore turco al settore greco. “Torna a casa, Jimi!” – ovvero “10 cose da non fare quando perdi il tuo cane a Cipro” – rispetta il canone delle commedie multietniche: le frontiere sono assurde; i popoli sono in guerra per religione e ideologia, ma gli individui sapranno trovare un accordo e volersi bene. I militari sono tonti; i caschi blu dell’Onu, ove presenti, sono inetti. “Un insolito naufrago nell’inquieto mare d’Oriente” di Sylvain Estibal raccontava un maiale finito nelle reti di un pescatore, animale impuro nella striscia di Gaza e in Israele (dove i russi li allevano, con i calzini per non toccare il suolo). In “Perfect Day” di Fernando León de Aranoa bisogna evitare che un cadavere contamini un pozzo, ma nei Balcani, anno 1995, già per procurarsi una corda gli operatori umanitari incontrano difficoltà a non finire. Il cane di Yannis, musicista fallito indietro con l’affitto e piantato dalla fidanzata, sconfina nella zona proibita e diventa merce di contrabbando. Sconfina anche l’affezionato padrone, o almeno ci prova. Niente, Jimi (in onore di Hendrix) non può essere riportato indietro legalmente. Da qui l’alleanza con il turco Hasan, specialista in affari loschi. Vagabondando, Yannis ritrova la casa della sua infanzia, ora occupata da una famiglia turca, e scatta la nobile gara tra “io sono nato qui e mi hanno cacciato”, “anch’io sono nato qui e ci vivo con la famiglia” (lo spettatore prende nota delle complicazioni geopolitiche e delle sofferenze umane). Il cane dà spettacolo, sempre un asso nella manica. L’attore Adam Bousdoukos – nato ad Amburgo da genitori greci – era il cuoco protagonista, e co-sceneggiatore, di “Soul Kitchen”. Film di passioni culinarie diretto da Fatih Akin, pure lui nato ad Amburgo ma da immigrati turchi. Il regista Mario Piperides ha studiato in America, poi è tornato a Cipro dopo aver imparato i fondamentali.