I fratelli Sisters
Leggi la recensione del film di Jacques Audiard, con John C. Reilly, Jake Gyllenhaal, Joaquin Phoenix, Riz Ahmed
Ma quanto è bravo John C. Reilly, per fortuita combinazione questa settimana ve lo offrono doppio, nei due film che valgono il prezzo del biglietto: “I fratelli Sisters” e “Stanlio & Ollio” di Jon S. Baird. Qui è Eli Sisters, fratello di Charlie Sisters – ovvero Joaquin Phoenix – sì il dubbio sulla somiglianza viene anche a loro. Assassini prezzolati nell’Oregon dal 1851, per non lasciare dubbi sulla loro efficacia e crudeltà il film comincia con un massacro e un incendio dimostrativo. Per conto del potente Commodore (Rutger Hauer che ogni tanto rispunta, irriconoscibile da quando faceva il replicante in “Blade Runner”) inseguono un cercatore d’oro dai mille talenti: invece di setacciare le pietruzze del fiume, vanta un prodotto miracoloso che le rende visibili, quasi lampeggianti. Ha anche le sue idee sul mondo, e su quel che andrebbe fatto per migliorarlo (vecchio vizio sempre alla moda). I fratelli Sisters devono sparare, delle ricerche si è occupato Jake Gyllenhaal, il detective John Morris che un po’ raccoglie indizi e un po’ filosofeggia. Lo spettatore sta dietro a tutti, mentre i fratelli battibeccano su chi comanda la spedizione, domandando se il crimine pagherà sempre, o se devono preparare un piano B per la vecchiaia, magari aprendo un emporio. Cavalcano, bivaccano, mangiano fagioli, e scoprono l’uso di una diavoleria moderna come lo spazzolino da denti. Il francese Jacques Audiard aveva diretto “Un profeta”, “Tutti i battiti del mio cuore”, “Un sapore di ruggine e ossa” (in ordine di riuscita, il terzo sembra pensato solo per consentire a Marion Cotillard di soffrire con le gambe amputate). Per il primo film made in Usa – dopo la Palma d’oro a Cannes con “Deephan” – adatta un romanzo canadese. Lo ha scritto Patrick DeWitt, in italiano esce da Neri Pozza con il titolo “Arrivano i Sisters”. E’ un western eccentrico e divagante, probabilmente non piacerà ai cultori del genere ma gli altri si divertiranno. Delle regole classiche ne conserva solo una: le femmine in modica quantità. Tutti gli attori sono strepitosi – al netto del doppiaggio che se ne frega delle atmosfere e del loro talento.
Politicamente corretto e panettone