Stanlio & Ollio
Leggi la recensione del film di Jon S. Baird, con John C. Reilly, Steve Coogan, Shirley Henderson, Nina Arianda
Ma quanto è bravo John C. Reilly, per fortuita combinazione questa settimana ve lo offrono doppio, in due film che valgono il prezzo del biglietto: “Stanlio & Ollio” e “I Fratelli Sisters” di Jacques Audiard (vedi articolo a fianco). Gli tocca qui la parte di Ollio, l’americano grasso che faceva coppia con l’inglese secco secco, nelle comiche e poi nei lungometraggi. A metterli insieme fu Leo McCarey, in seguito regista di commedie sofisticatissime (basta un solo titolo: “L’orribile verità”). Come tutte le coppie, ebbero i loro litigi e le loro riconciliazioni. Come tutti gli attori, ebbero il loro viale del tramonto. Come tutti, ebbero i loro acciacchi. il regista Jon S. Baird mette insieme i tre filoni, si prende qualche libertà con la cronaca e le biografie, dà per scontate le risate e aggiunge molta malinconia. Antefatto. Sul set di “I fanciulli del West”. Stan Laurel aveva varie ex mogli da mantenere (“perché non vai direttamente agli alimenti, saltando matrimonio e divorzio?”, suggerisce Oliver Hardy), non era contento della paga, invidiava Charlie Chaplin che non mollava i diritti sui propri film. Si separano, Ollio gira nel 1937 un film in solitaria, poi tornano insieme ma il rancore resta. Stacco al 1953, una tournée in Gran Bretagna che non andò proprio benissimo, a giudicare dagli alberghi dove i due erano costretti a dormire. In lontananza, il miraggio di un film su Robin Hood da girare insieme una volta tornati negli Stati Uniti. Stan scrive le gag – “perché rubare ai ricchi per dare ai poveri? rubiamo ai poveri per dare ai poveri, eliminando gli intermediari” – ma non riesce a farsi ricevere dal produttore. Tratto dal libro di A. J. Marriot “Laurel e Hardy - The British Tours”, il film ha una vena didattica riscattata dalle performance strepitose dei due attori, che andrebbero sentiti in originale – il doppiaggio rovina l’incanto, quanto tempo ancora servirà per capirlo? Accanto a John C. Reilly c’è Steve Coogan di “Philomena”: il trucco aiuta, ma la precisione nei movimenti, quando ballano atteggiandosi a signorine con la gonnella, o quando rifanno qualche celebre gag, è impressionante.