Il grande spirito
La recensione del film di Sergio Rubini, con Sergio Rubini, Rocco Papaleo, Ivana Lotito, Bianca Guaccero
Una volta qui era tutta prateria”, spiega Rocco Papaleo con la bandana e gli occhi spiritati a Sergio Rubini. Adesso invece c’è Taranto con l’acciaieria fiammeggiante (pare proprio l’Ilva, lo stabilimento che secondo Beppe Grillo andava chiuso e trasformato in parco giochi).
Sergio Rubini lo ascolta perplesso (ma non ne ha ragione, visto che il film lo ha pensato, scritto, diretto e recitato, tempo per ritornare sui suoi passi ne ha avuto abbastanza). Più perplesso è l’incolpevole spettatore, che ha solo pagato il biglietto, che sarà mai, cosa ha fatto di male per essere punito così (la sua unica colpa è non aver scelto di vedere “Tutti pazzi a Tel Aviv”).
Prima dell’Ilva e dell’indiano con la piuma in testa che si fa chiamare Cervo Nero, abbiamo visto una rapina perpetrata da una banda piuttosto malmessa. E abbiamo visto Sergio Rubini che riesce a sottrarre l’intero bottino ai suoi due complici. Con la sacca a tracolla, e un fisico che non sembra aver visto mai né una palestra né un lavoro pesante, fugge compiendo atletiche imprese: si aggrappa alle grondaie, sale sui tetti, salta da un balcone a un terrazzo. Finisce in un cantiere, a un certo punto, si ferisce una gamba, la sacca rimane sotto una montagna di pietrisco e lui continua a saltellare da un tetto all’altro, poi apre una porticina e si ritrova faccia a faccia con il matto. “Buongiorno Uomo del Destino – lo accoglie l’indiano tarantino – il Grande Spirito mi ha detto che saresti arrivato”. E via di deliri e semi-deliri, però lo spettatore deve pensare – sotto le immagini, è come se scorressero le scritte delle breaking news – ma guarda quest’anima pura e poetica, lo vogliono rinchiudere (perché a un certo punto del film lo vogliono davvero rinchiudere) perché ha un suo modo singolare di vedere le cose.
Impacchi puzzolenti e, dopo un po’, miracolo, la gamba invece di andare in cancrena guarisce e Sergio Rubini cerca di ricuperare il bottino, mentre telefona alla ex fidanzata estetista proponendole un revival, ora ha i soldi. I criminali parlano dialetto con sottotitoli. I capelli e i vestiti sporchi – per gente che non vive nelle baraccopoli di Calcutta – son da record.
Politicamente corretto e panettone