I morti non muoiono
La recensione del film di Jim Jarmusch, con Bill Murray, Adam Driver, Tilda Swinton, Tom Waits, Chloë Sevigny
C’era urgenza di altri morti viventi? Urgenza proprio no, dopo 131 episodi di “The Walking Dead”, adattamento della serie a fumetti di Robert Kirkman (per chi soffre di astinenza, esiste anche lo spin-off “Fear The Walking Dead”). Ma non si può impedire a un regista di culto come Jim Jarmusch la sua variazione sul tema. Anche se non ha fatto i compiti, non si è messo in pari e forse disdegna le serie tv (come tanti che però non sentono il bisogno di dare la loro versione dei fatti). Ricomincia dal classico di George Romero, “La notte dei morti viventi” uscito nel 1968. Funziona come campanello d’allarme, per un film che parte dal cimitero della cittadina di “Centerville”: America profonda, e se non fosse abbastanza chiaro sbuca quasi subito Steve Buscemi con la scritta sul cappellino da baseball: “Make America White Again”. Il poliziotto Bill Murray gira con l’auto di pattuglia assieme a Adam Driver (e trova un degno rivale quando l’impassibilità si fa recitazione: gli americani dicono “deadpan”, ma non volevamo insistere sulla vena mortuaria del film). Succedono cose strane: i gatti non si presentano per cena, il buio non arriva, i conigli spariscono, i cellulari si scaricano. Segue commento sulle stranezze, con ostentata lentezza perché siamo in un film di Jarmusch (e il penultimo, “Patterson”, era campione di ripetitiva quotidianità elevata nelle intenzioni del regista a sublime poesia). Dopo un po’ la terra nel cimitero si muove, esce una mano, e gli zombie Iggy Pop e Sarah Driver arrivano alla tavola calda mugolano “coffee, coffee”. “Cercano quel che amavano in vita”: lo aveva già stabilito George Romero per i suoi zombie al centro commerciale, camicia hawaiana e salvagente a giropancia. Scarsissimo di trama, un film di morti viventi può avere un cast strepitoso. Prima che lo spettatore si chieda “ma c’era bisogno del nerd venditore di fumetti?” arriverà qualcuno a papparselo. Vale per Selena Gomez e per Tilda Swinton, becchina con accento british. Ciliegina muffita sulla torta scaduta, la morale della favola. Il consumismo e gli smartphone hanno spostato l’asse terrestre, per questo i morti non stanno più tranquilli nelle tombe.