Dolcissime
La recensione del film di Francesco Ghiaccio, con Valeria Solarino, Alice Manfredi, Margherita De Francisco, Giulia Fiorellino
Il nuoto sincronizzato funziona al cinema come riscatto universale, utile in caso di discriminazioni e difficoltà. Piccola storia del genere. Nel 2007 la regista francese Céline Sciamma debuttò con “Naissance del pieuvres” (titolo internazionale “Water Lilies”): la storia di una quindicenne che si innamora di una coetanea “sincronette”. Abbiamo imparato la parola leggendo i trascorsi di Christine Lagarde, che praticò lo sport nella nazionale francese e ne conferma le virtù: “Mi ha insegnato a stringere i denti e a sorridere”. L’anno scorso con “7 uomini a mollo” (titolo internazionale “Sink or Swim”), l’altro francese Gilles Lellouche ha raccontato che lo sport ha effetti benefici sui maschi. Se di mezza età con la pancetta, tengono lontane le malinconie senza comprarsi la moto o uscire con la ventenne. Se più giovani e già fragili, si rinforzano sotto le sferzate dell’allenatrice. Come fiancheggiatore, possiamo metterci “Les Crevettes Pailletées” di Cédric Gallo & Maxime Govare. Titolo internazionale “Shiny Shrimps”, poterebbe diventare “I gamberetti frou frou”, se qualcuno lo comprasse. Racconta una squadra di water polo gay, allenata – per punizione – da un campione che si era lasciato scappare parole indelicate sulla frociaggine. Il Made in Italy risponde con “Dolcissime”, tre ragazze fuori taglia che si danno al nuoto sincronizzato per doppia ripicca. Verso una madre allenatrice e verso la campionessa della squadra che le ha umiliate con un video a bordo vasca. E’ magra magra e sempre triste, un po’ anche per le incertezze nella recitazione da parte della sincronette (le grasse almeno son simpatiche). Il tentativo del regista Francesco Ghiaccio è coraggioso, pure su una strada già tracciata. Non c’è nulla di male, meglio questo delle alzate d’ingegno artistiche spacciate come nuovissime. “Dolcissime” è il nome del gruppo (scartato subito “Le balene danzanti”). E si ricasca nella timidezza che indebolisce la sceneggiatura siccome siamo contro il body sharing è vietato fare battute. L’inizio del numero acquatico fa abbastanza spettacolo, poi il ritmo rallenta, e il finale manca di brio.