Qualcosa di meraviglioso
La recensione del film di Pierre-François Martin-Laval, con Gérard Depardieu, Isabelle Nanty, Ahmed Assad
La storia è vera. Nel maggio 2012, il primo ministro francese François Fillon fu interrogato sulla sorte di Fahim, undicenne arrivato clandestino dal Bangladesh. Il ragazzino si era guadagnato le prime pagine dei giornali con la vittoria al campionato francese di scacchi under 18. Viveva con il padre alla periferia di Parigi, rischiando l’espulsione per mancanza di documenti. Son le storie a lieto fine che tanto piacciono – siamo in vista del Natale, preparatevi alla melassa: un altro “Parasite” sarà difficile da trovare (Dio ci conservi Bong Joon-ho). Storie vere, quindi ogni svolta di sceneggiatura banale o telefonata o da lacrimuccia viene giustificata dall’aderenza ai fatti (e chi sei tu, antipaticissimo critico, per pretendere un arco drammatico quando la vita funziona come un romanzo d’appendice?). “Un re clandestino” era il titolo del memoir scritto da Fahim, con l’aiuto di Xavier Parmentier. Accadeva nel 2014, il risvolto di copertina dell’edizione italiana Bompiani (uscita l’anno dopo) annuncia un film con Daniel Auteuil nel ruolo del malmostoso maestro di scacchi. Cinque anni dopo, Gérard Depardieu lo sostituisce come gran maestro. “Non è un gioco, è un combattimento violento”, spiega agli allievi che seguono il corso (una è femmina, porta gli occhiali perché è cosa buona e giusta rafforzare gli stereotipi). Non vuole il piccolo bengalese perché è arrivato tardi (“Venti minuti non sono ritardo”, ribatte il genitore che lo ha fatto fuggire per salvargli la vita, non era solo una faccenda di scacchi). Incidenti di varia natura ostacolano l’impresa. Il ragazzino fatica a fare l’occhio assassino alla Kasparov. L’interprete al centro per richiedenti asilo inventa frasi invece di tradurle (sembra pagato per scoraggiare i questuanti). I documenti non arrivano. Il ragazzino finisce con lo scontroso Depardieu che gli prepara la colazione, e le mamme degli altri scacchisti che provvedono alla merenda (una, assicurandosi che i vicini devoti a Marine Le Pen non vedano, mette il naso fuori dalla porta e dà il via libera). La segretaria che dalla scrivania ha sempre amato segretamente il maestro comincia a fargli palesemente gli occhi dolci.
Politicamente corretto e panettone