Hammamet
La recensione del film di Gianni Amelio, con Pierfrancesco Favino, Renato Carpentieri, Claudia Gerini
Piena e personale confessione (così, se interrogati, non potrete dire che non sapevate). Il film di Gianni Amelio sugli ultimi giorni di Bettino Craxi era per noi l’appuntamento più temuto di questo inizio 2020. Non ricordiamo un titolo del regista che ci sia piaciuto, abbiamo forti dubbi anche su “Lamerica” e “Il ladro di bambini”. E per la serie “gli ultimi giorni dei potenti” ricordiamo il terribile film di Phyllida Lloyd sul declino di Margaret Thatcher, “The Iron Lady”. Con la scusa “mi interessa il lato umano, non la politica”, lì era tutto un marasma da Alzheimer. In “Hammamet” abbiamo la camminata incerta per via del diabete, il rancore verso il mondo politico e giudiziario italiano, i turisti che “adesso andiamo a dirglielo in faccia, che ha rubato”. “Tunisia, fine secolo scorso”, annuncia la scritta, non c’è neanche stato bisogno di rifare in studio la villa di Hammamet, messa a disposizione dai famigliari.
Dopo cinque ore di trucco – si fa per dire, tecnicamente sono protesi, come quelle viste sulla faccia di Federico Ielapi che fa Pinocchio nel film di Matteo Garrone, e che avvolgevano Gary Oldman per farlo somigliare a Winston Churchill – Piefrancesco Favino è un perfetto Bettino Craxi. Esaurita la meraviglia (quasi subito, mica siamo alla fiera delle stranezze & curiosità), lo spettatore attende che qualcosa succeda: una lettura del personaggio, una messa in scena interessante, qualche dialogo ben scritto oltre alla gag dei carboidrati sottratti per via del diabete, quindi Craxi affonda la forchetta nei maccheroni degli ospiti. Il compagno grillo parlante, che aveva avvertito delle perquisizioni in atto, si suicida e lascia al figlio una lettera da consegnare al presidente. Non chiedetevi chi è, né come si chiama, qui dal realismo della pastasciutta e del piede malato siamo passati alle figure portatrici di messaggi: il Giovane Idealista (o forse Matto, finirà in manicomio), l’Astuto Democristiano agghindato da coraggioso esploratore in terra d’Africa. Ci sarà anche il bagaglino, inteso come avanspettacolo. Per esaurire i pettegolezzi, l’amante discinta. Non uno straccio di idea per un film, che pare suggerito solo dalla scadenza ventennale.
Politicamente corretto e panettone