Il diritto di opporsi
La recensione del film di Destin Daniel Cretton, con Michael B. Jordan, Brie Larson, Jamie Foxx
Un simile cast – in testa a tutti Michael B. Jordan di “Black Panther”, l’attore preferito del regista Ryan Coogler, dal cinema indipendente ai supereroi passando per la boxe – meritava una sceneggiatura meno scolastica. Assieme a scelte di regia un pochino più originali, se non proprio audaci: “Il diritto di opporsi” è un grido di dolore contro le ingiustizie ai danni della popolazione nera e povera. La messa in scena ha l’andamento di una vicenda che si svolge in salotto, all’ora del tè. In scena abbiamo l’eroe raccontato dall’eroe medesimo, e il punto di vista unico non aiuta. Bryan Stevenson si era laureato in legge a Harvard. Invece di puntare a uno studio legale lassù nel nord, dove si fanno i soldi, sceglie di restare in Alabama e di difendere i fratelli neri incarcerati senza prove, quasi sempre avviati alla sedia elettrica. “Just Mercy” è il titolo dell’autobiografia da cui Destin Daniel Cretton – regista che, a differenza di noi, nutre un’insana passione per Brie Larson, qui attivista a fianco dell’avvocato che lavora gratis per i miserabili – ha tratto il suo film.
Il disgraziato di turno è un operaio con il pick-up (fa subito serial killer, anche i poliziotti vanno al cinema) condannato per l’omicidio di una diciottenne. Si dichiara innocente, ma non gli credono (lo spettatore sa già perché, il regista fa finta di niente e glielo ripete varie volte, come fossero studenti distratti). Siamo negli anni ’90, molto dopo Harper Lee, “Il buio oltre la siepe”, Atticus Finch che nel film diretto da Robert Mullingan era Gregory Peck. Ma niente sembra essere cambiato, i neri di passaggio vengono condannati per – testuali parole – “tranquillizzare i bianchi”. Gli attori, c’è anche Jamie Foxx, fanno quel che possono. E sembrano dire, rivolgendosi allo spettatore mentre il regista non li sta guardando: “Potevo dire di no a un regista nero, che racconta la storia di un avvocato nero che sacrifica la brillante carriera per evitare ai neri la sedia elettrica?”. Loro non potevano, noi però possiamo scegliere un altro film. E neanche ci sentiamo in colpa, se un regista non sa fare bene il suo mestiere, e va via di ricatto.
Politicamente corretto e panettone