Odio l'estate
La recensione del film di Massimo Venier, con Aldo Giovanni e Giacomo, Lucia Mascino, Carlotta Natoli, Maria Di Biase
Made in Italy 1. Non ci sono più le stagioni. Neanche al cinema. Il film balneare di Aldo, Giovanni e Giacomo esce a gennaio quasi febbraio. Il periodo che nei cinema americani fa da stagione morta (la lista di insuccessi ogni anno si allunga) e da noi fa da cuscinetto tra l’affollamento natalizio e lo scatenamento per San Valentino (quando uscirà il prossimo film di Gabriele Muccino, “Gli anni più belli”). Reduce dall’imbarazzante “Fuga da Reuma Park”, scritto e diretto in casa, il trio ha arruolato il regista Massimo Venier e soprattutto un paio di sceneggiatori che conoscono il mestiere, Michele Pellegrini e Davide Lantieri. Due che quando sono lasciati liberi di scatenarsi producono film come “I primi della lista”, “Piuma”, “Non pensarci”. La presenza del trio qualche vincolo lo pone – i tre personaggi sono ormai scolpiti nella memoria e nel canale YouTube – ma in ogni scena si vede lo sforzo di intrecciare una storia che conduca da qualche parte, non una sfilata di macchiette. Conduce, in effetti, verso una scena costruita per strappare l’applauso, commuovere, far scattare il riflesso condizionato: “Non è la solita commedia”. E di rincalzo: “Abbiamo anche le musiche di Brunori Sas”. Purtroppo è la solita commedia balneare, a cominciare dalla macchina con i bagagli sul tetto (per la coppia Aldo/Maria Di Biase, la più divertente e l’unica che pare vera). Lucia Mascino fa la mamma ansiosa di figlio unico, sposata al dentista Giacomo che guida il suv. Giovanni, qui sposato con Carlotta Natoli, è l’artigiano che vende stringhe e suole, precisino in tutto (ma gli mancano le parole) e nemico dell’allegria: “Ridevano anche i maya e infatti si sono estinti” (battuta da mettere nell’elenco, che andiamo compilando e gelosamente conserviamo: “Ma cosa si sono fumati?”). Le tre strane coppie, con prole e cane (ci vuole pur qualcuno che faccia andare avanti la trama) hanno affittato la stessa casa al mare. Da qui gli equivoci, i litigi, gli sviluppi, le lezioni da apprendere. Poiché non esiste commedia italiana senza maresciallo, Michele Placido gigioneggia da par suo, scrivendo con due dita su una vecchia tastiera e sbuffando per il caldo.