La Gomera - L'isola dei fischi
La recensione del film di Corneliu Porumboiu, con Vlad Ivanov, Catrinel Marlon, Rodica Lazar
Per la serie “cose che senza il cinema mai avremmo imparato”. Il linguaggio dei fischi, di cui non sospettavamo l’esistenza (poi abbiamo scoperto che è patrimonio immateriale dell’Unesco, con il canto polifonico georgiano, il teatro sanscrito, l’opera dei pupi, il Día de Muertos). E non da un solo film. Fischiavano per parlarsi in “Sibel” di Çagla Zencirci e Guillaume Giovanetti, Festival di Locarno 2018 (prima che Carlo Chatrian trasferisse alla Berlinale la sua fissazione per il cinema artistico): una ragazza muta, nelle montagne attorno al Mar Nero. Fischiano in questo film rumeno, e per imparare la lingua vanno a La Gomera, arcipelago delle Canarie. Serve per non farsi capire dai poliziotti, alla faccia delle tradizioni millenarie. Serve a Cristi, poliziotto rumeno corrotto che cerca di far uscire di galera un criminale. Uno che ha messo da parte trenta milioni di euro, e ovviamente fa gola a tanti. Se no che noir sarebbe, visto che l’audace Corneliu Porumboiu considera il genere sinonimo di “inutile cercare di raccapezzarsi nella trama, qui facciamo entrare un uomo con una pistola ogni volta che non abbiamo un’idea migliore” (lo pensava anche Raymond Chandler, quando gli chiedevano chi aveva ucciso chi faticava a rispondere). Serve una femme fatale, e naturalmente si chiama Gilda: accoglie il nostro in una camera d’albergo, gli anticipa i soldi per il pagamento, con lui si rotola nel letto (ci sono le telecamere di sorveglianza, è l’unico modo per vedersi senza destare sospetti).
Imparare a fischiare è difficile, spiega l’attrice Catrinel Marlon: lei e gli altri attori avevano un maestro a disposizione, niente doppiaggio. L’esercizio – dito in bocca, come una pistola puntata in direzione della tempia – provoca lividi a chi non è abituato, per non parlare degli sputi. Il regista aveva girato un film bellissimo e semplicissimo intitolato “The Treasure”, e poteva continuare così. Qui seppellisce lo spettatore sotto una montagna di citazioni. “Maestro delle perplessità linguistiche e comunicative”, scrive un fan sfegatato. In linguaggio piano: all’inizio sembra divertente, poi si fatica a capire cosa succede.
Politicamente corretto e panettone