Tornare
Il film di Cristina Comencini, con Giovanna Mezzogiorno, Vincenzo Amato, Barbara Ronchi (on demand su Sky Primafila Premiere, Timvision, Chili, Google Play, Infinity, CG Digital, Rakuten Tv)
Vi raggiunge sul divano di casa, saltando le sale ancora impraticabili (in Norvegia sono aperte da ieri: la Repubblica Ceca le aprirà l’11 maggio, con cautela: la Francia punta al 2 giugno). “Non c’è passato, non c’è presente, non c’è futuro. Il tempo è solo un modo di rappresentare il cambiamento”, annuncia lo scienziato Carlo Rovelli prima dei titoli di testa. Giusto per intimidire lo spettatore ancora fermo dalle parti di Sant’Agostino. E tramortire la spettatrice che anela un film tutto di donne. Vero, sono donne: ma contro la regista dovrebbe scattare una class action. Non è possibile dover seguire per quasi due ore Giovanna Mezzogiorno, infelice e spettinata come Anna Magnani (una donna che non ha fatto pace con la propria femminilità estende l’odio ai parrucchieri). Nel film si chiama Alice, torna dall’America a Napoli, nella magione affacciata sul mare dove è cresciuta (si intravedono scorci del Palazzo di Donn’Anna). E’ morto il padre, ufficiale di Marina americano che le fece interrompere la scuola per un fattaccio molto evocato (lo spettatore fa le sue ipotesi) e finalmente svelato. Grazie a due ragazze che si aggirano in casa: Alice bambina e Alice adolescente (si capisce che finirà così da quando Alice adulta apre un armadio e trova i suoi vestiti di ragazza, già prima aveva intravisto una ragazzina scappare via). Comincia con la scienza di Rovelli, non manca un tocco poetico: “Scoperta bambina e amata senza pietà come una donna già fatta”. C’è un uomo, in realtà. Ma la parte è così misera e prevedibile che Vincenzo Amato sussurra certe battute come se ne avesse vergogna.
Politicamente corretto e panettone