The vast of night
La recensione del film di Andrew Patterson, con Jake Horowitz, Sierra McCormick, Gail Cronauer, Bruce Davis (Amazon Prime)
Meraviglia. Finalmente qualcosa di nuovo. Dopo tre mesi a stecchetto (il catalogo delle serie meritevoli non è infinito, e a parte lo squallore ben illustrato dai D’Innocenzo Brothers in “Favolacce” il cinema italiano promette poco). Qualcosa di nuovo che guarda indietro agli anni 50, con più ironia che nostalgia. E rende omaggio a Rod Serling, il genio che inventò la serie “Ai confini della realtà” (“Twilight Zone” era l’originale, prima che i vampiri si appropriassero del crepuscolo, questo vuol dire “twilight”). Siamo a Cayuga, immaginaria cittadina del Nuovo Messico: il nerd che è in noi ricorda il nome scelto da Mr Serling per la sua Cayuga Production.
Prima inquadratura: un salotto con un televisore sintonizzato sulla sigla in bianco e nero del programma tv “Storie paradossali” (titolo dell’episodio, oltre che del film, “Nel profondo della notte”). Entriamo nello schermo con gli angoli stondati, le immagini si colorano, siamo appunto a Cayuga. Prima di una partita di pallacanestro, doverosamente fornita di ragazze pon pon (caste, hanno la gonna al polpaccio). La prima della classe Fay – con occhiali che la fanno somigliare a Shirley Jackson – ha un registratore nuovo da provare. Gigantesco, con i nastri. Le insegna i rudimenti del mestiere l’amico Everett, dj alla radio locale (ogni riferimento a “Lupo solitario”, il Wolfman Jack in “American Graffiti” di George Lucas è voluto).
Lei lavora di notte al centralino, passando le chiamate con gli spinotti. Erano queste le frontiere avanzate della comunicazione, oltre ai televisori. Tenetelo presente, parte del divertimento sta in Fay che racconta all’amico Everett – in un lungo piano sequenza “walk and talk” – quel che si prepara nel futuro. “A ogni bambino che nasce verrà assegnato un numero telefonico, quando non risponderà gli amici sapranno che è morto”. Andrew Patterson è l’esordiente che ogni amante del cinema sogna. Rinnova la materia con una regia grintosa e originale, rinunciando quasi totalmente al montaggio (che comunque ha fatto da solo, sotto pseudonimo). Sa scrivere e produrre (budget sotto il milione di dollari). Dirige benissimo i suoi giovani attori.