Bombshell - La voce dello scandalo
Di J. Roach, con N. Kidman, C. Theron, M. Robbie, K. McKinnon
Ora esce anche al cinema, dopo che l’emergenza coronavirus aveva dirottato il film di Jay Roach su Amazon. Ma il #MeToo è sempre attuale, è stato ricordato perfino ieri alla cerimonia di premiazione dello Strega. Congedata Valeria Parrella, e annunciato il tema delicato, ha preso la parola Corrado Augias: “Certo che posso parlare di donne, come parlo dei minatori del Sulcis”. “Bombshell” prende il via da una storia vera: i film di denuncia che si occupavano di multinazionali e poi di finanzieri senza scrupoli ora svoltano sui predatori sessuali (e tra un po’, temiamo, saranno tutti a sfondo virologico-epidemiologico). Il licenziamento per molestie sessuali di Robert Ailes, ceo di Fox News, precede di un anno l’ancor più clamoroso caso Harvey Weinstein (l’ex tycoon che tutti celebravano per le sue campagne Oscar oriented, quasi sempre vittoriose, sconta una condanna a 23 anni). Charlize Theron – con protesi facciali, ora la via maestra per vincere premi – è Megyn Kelly, la giornalista che osò fare domande scomode al candidato presidente Donald Trump. Nicole Kidman è Gretchen Carlson, che fu licenziata e accusò Roger Ailes di molestie.
Megyn Kelly aggiunse le sue, di accuse. Lo sceneggiatore Charles Randolph – si era allenato con “La grande scommessa” di Adam McKay, sulla crisi dei mutui subprime: il film con Margot Robbie che spiegava la finanza stando nella vasca da bagno – aggiunge un personaggio di fantasia. O meglio, “composito”: la somma di tutte le giovani giornaliste bionde e belle – “Bombshell” sta per una ragazza esplosiva – invitate nell’ufficio del capo per fare la passerella. Di fronte, di profilo, giravolta, gonna tirata su per guardare le gambe. La parte va a Margot Robbie, come sempre giustissima tra cinismo (“E’ l’occasione della mia vita, non rinuncerò per così poco”) e spaesatezza provinciale. Non è un capolavoro di originalità, ma è uno dei pochi film nuovi che circolano in questi tempi grami. Malcolm McDowell – il poveretto sottoposto alla cura Ludovico in “Arancia meccanica” di Stanley Kubrick, se volete rifrescare la memoria si trova a modico prezzo su YouTube e GooglePlay – fa Rupert Murdoch.
Politicamente corretto e panettone