Così la religione scompare nel “paradiso noioso”
Si intitola “Decapitare il santo” il libro che ritrae il Quebec e le sue convulsioni religiose e sociali. Le radici affondano nell’insoddisfazione per il proprio destino che cova sotto la cenere. E’ il luogo al mondo dove di più e prima c’è stata l’inarrestabile decristianizzazione della società. E’ stato il primo paese occidentale dove le chiese sono state vendute e trasformate malinconicamente in condomini. Sembrava un paese immutabile, senza tempo. Ma a partire dagli anni Sessanta, il crollo religioso in Quebec è stato invece radicale. Oggi meno del cinque per cento dei cattolici va a messa la domenica (nel 1945 era oltre il novanta per cento).
I matrimoni in chiesa, come i funerali e i battesimi, sono rarissimi in quel paese dal benessere diffuso, dalle sconfinate risorse, dalle grandissime libertà civili, ma dove la religione sta morendo. Complice una “rivoluzione tranquilla” che ha trasformato la regione più cattolica d’occidente nella più atea del mondo. Peggio, forse, c’è soltanto l’ex Germania orientale. Un “paradiso noioso”, come qualcuno ha definito il Quebec, dove hanno decapitato il santo. Non in nome dell’islam, come fa l’Isis. Ma del “pensée québécoise”, il pensiero unico. Basta guardare il film “Le invasioni barbariche” di Arcand per capire. Il motto del Quebec è “Je me souviens”. Io ricordo. Ma che cosa?
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