Le stragi di Bruxelles e le vittime israeliane all'Onu
Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra. E’ invitato a parlare, per conto di UN Watch, Micah Avni, che ha perso il padre israeliano in un attacco terroristico a Gerusalemme cinque mesi fa. “Era un uomo gentile e piacevole, un preside di una scuola elementare che ha insegnato a migliaia di bambini, ed era un attivista per i diritti umani”, ha detto Avni rivolto ai burocrati dell’Onu e agli ambasciatore dei paesi presenti, molti tirannici. “Il 13 ottobre”, ha continuato Avni, “due terroristi palestinesi hanno attaccato un autobus pieno di civili innocenti a Gerusalemme. Hanno sparato a mio padre in testa”.
Avni poi si è rivolto al Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon e al Consiglio dei diritti umani: “Non avete pubblicamente condannato i terroristi palestinesi. L’uccisione di civili su un autobus è un atto terroristico e vi sfido subito a condannare l’assassinio di mio padre”. Quella condanna, ovviamente, non è mai arrivata. Due giorni dopo, a Bruxelles, sede di tanti organismi internazionali, i terroristi islamici assassinavano oltre trenta persone. Un attentato contro un aeroporto internazionale e i mezzi di trasporto pubblico che Israele ha già vissuto, tante, troppe volte. E ogni volta, lo stesso silenzio da parte di Bruxelles. Quand’è che l’Europa considererà Israele la parte migliore di sé e il terrorismo islamico una medesima, comune minaccia?
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