Quando in Belgio si proibivano i libri “islamofobi”

Giulio Meotti
Ben prima degli attentati di Parigi e Bruxelles, il Belgio aveva fatto sua la logica dell’intimidazione islamista, mettendo a tacere scrittori e letterati cosiddetti “islamofobi”.

Ben prima degli attentati di Parigi e Bruxelles, il Belgio aveva fatto sua la logica dell’intimidazione islamista, mettendo a tacere scrittori e letterati cosiddetti “islamofobi”. E’ successo che la più grande libreria del Belgio, Filigranes, abbia ritirato volontariamente dalla vendita le copie dell’“Eloge littéraire d’Anders Breivik” di Richard Millet, editor della casa editrice Gallimard. Nessun tribunale le aveva imposto di farlo.

 

“Per la prima volta in ventinove anni la libreria prende una decisione simile”, aveva detto il patron di Filigranes, Marc Filipson. E’ successo che la stessa Filigranes abbia annullato una serata di presentazione per Eric Zemmour, l’autore di “Suicide Français”. La libreria temeva per la “sicurezza” del suo personale. E questo ci riporta al 1989, quando un imam di Bruxelles, che si era detto contrario alla fatwa lanciata da Khomeini contro Salman Rushdie, era stato ucciso nel cuore dell’Unione Europea da sicari islamisti. Il Belgio è un paese disarmato prima di tutto culturalmente.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.