Quando si riempiono le piazze per Asia Bibi?
Da giorni, dopo la strage di 30 bambini cristiani a Lahore, migliaia di fondamentalisti islamici protestano davanti al Parlamento di Islamabad chiedendo l’impiccagione di Asia Bibi. Questa donna cristiana, accusata di "blasfemia", rischia ogni giorno la vita, anche senza il patibolo. I musulmani fanatici la vogliono morta. L’imam della più grande moschea di Peshawar ha offerto una ricompensa per chi la assassinerà.
“Dieci milioni di pakistani sarebbero pronti a uccidermi con le loro mani” ha raccontato Asia in un libro uscito qualche anno fa, “Blasfema” (Mondadori). L’8 novembre 2010, dopo cinque minuti di camera di consiglio, la sentenza si abbatte sulla donna: impiccagione. La folla esulta. “Allah akbar!”, si intona fuori dal tribunale. I poliziotti la trascinano via, mentre una massa di islamisti stava per assaltare l’aula e fare “giustizia” con le proprie mani.
Da allora, Asia Bibi vive in un limbo. E anche il cibo che le viene somministrato è controllato. Per evitare rischi di avvelenamento. Vive in una cella umida e fredda, così piccola che stendendo le braccia Asia Bibi può toccarne le pareti. Asia ha pensato al suicidio. Forse così potrebbe salvare i suoi figli. Le piazze europee qualche anno fa si riempirono per Sakineh, “l’adultera” iraniana condannata a morte tramite lapidazione. Su Asia Bibi, una normalissima madre di famiglia condannata a morte soltanto perché cristiana, al più c’è un sopracciglio di sussiego o qualche editoriale di giornale ben nascosto. L’ignavia dell’occidente l’ha già condannata a morte.
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